6.0
- Band: SUIDAKRA
- Durata: 00:52:28
- Disponibile dal: 15/11/2019
- Etichetta:
- MDD Records
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I Suidakra festeggiano i loro 25 anni di carriera con questo interessante best of: 10 brani provenienti dai loro precedenti lavori, ri-registrati per l’occasione, scelti dai fan che hanno permesso la produzione del lavoro tramite una campagna di crowdfunding. Sembrerebbe dunque soltanto un disco per i fan e che esiste soltanto grazie ai fan: ma in realtà non è soltanto questo. “Echoes Of Yore” è, adesso, il miglior album per avvicinarsi alla musica della ormai a suo modo storica band tedesca.
Arkadius Antonik e soci (meglio esprimersi così dati gli innumerevoli cambi di line-up attorno al leader fondatore) hanno proposto da sempre un songwriting a dir poco fluido, unendo sonorità spesso diverse – quasi in modo disarmante: dal black metal delle origini si è arrivati a un sound puramente metalcore in linea con quello in voga negli anni Zero, per poi approdare all’attuale mix di epico folk/black ed energico melodic death con margini riservati a mood acustici e riflessivi e ad aperture melodiche quasi power.
Ascoltare un sunto della loro frastagliata discografia in questo “Echoes Of Yore” è importante, perché in ultima analisi si tratta di un lavoro – quasi paradossalmente – coeso e organico, consegnandoci dunque una band finalmente consapevole (in linea definitiva?) della propria direzione e anche della propria storia.
E dunque tra grandi adiacenze innegabili con i mostri sacri del genere (Amon Amarth, Eluveitie ecc), si scorre dall’esemplare e ottima opener “Wartunes” alla vichingheggiante “Warpipes Call Me”, passando per pezzi sicuramente più ingenui come “Morrigan” ad altri più feroci e brillanti come “Havoc”. La coerenza nella linea stilistica sembra essere sempre lì lì per crollare, ma non succede: neanche imbattendosi in un pezzo come “Rise Of Taliesin” che rimanda addirittura ad alcuni discutibili momenti folk acustici dei Nightwish e che segna il vero punto debole nella tracklist.
“Echoes Of Yore” resta così un ascolto mai davvero sgradevole, ma nemmeno in grado di colpire sul serio, non a causa di veri e propri difetti, ma per una sua costitutiva natura derivativa. Un’operazione che però dona nuova credibilità – e forse nuova linfa – a una band che si dimostra in grado di poter dire la sua di nuovo, ripartendo dalla propria storia, riordinandola e inserendosi in un genere certamente non facile ma all’interno del quale forse i Suidakra trovano una vera identità.