7.5
- Band: SUIDAKRA
- Durata: 00:45:33
- Disponibile dal: 24/05/2013
- Etichetta:
- AFM Records
- Distributore: Audioglobe
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Undici album in sedici anni! Quasi un record, per i folkmaster tedeschi Suidakra, formazione ancora oggi sottovalutata – soprattutto se ci si basa sul paragone con il successo di critica e commerciale di band qualitativamente più scarse, quali Korpiklaani o Alestorm – ma che merita certamente di nuovo la vostra attenzione e un posto di rilievo nella scena folk-metal degli ultimi lustri. Arkadius Antonik e i suoi compari, fra i quali va segnalato il nuovo bassista Tim Siebrecht, non si fermano un attimo e, dopo il convincente ma canonico “Book Of Dowth”, risalente a due anni fa, tornano in pista con un quasi innovativo “Eternal Defiance”, lavoro che vede i ragazzi di Dusseldorf alle prese con novità di songwriting piuttosto importanti: mantenuto saldo il classico approccio melo-death innervato dalle abbondanti dosi di folk celtico, i Suidakra fanno un passo deciso aggiungendo una molteplicità di soluzioni orchestrali, sinfoniche, epiche e atmosferiche, per dar vita ad un vero e proprio set cinematografico su disco. Oddio, per la verità nulla che possa scalfire il trono dei finnici Turisas in campo folk-metal da colonna sonora, però sono altamente apprezzabili la ricerca sonora e lo spirito di rinnovamento che la band ha messo in campo per “Eternal Defiance”. Si rinsaldano e anzi ampliano le solite collaborazioni dei Suidakra: Kris Verwimp per l’artwork (bruttino, a dire il vero), le grafiche e il concept lirico; Tina Stabel alla voce femminile; Axel Romer al flauto e agli altri strumenti tipici. La qualità di songwriter di Arkadius non è da mettere in dubbio, in quanto sono anni che riesce a proporre dischi di medio-alto valore senza mai cadere, oltretutto, in grossi passi falsi, e anche oggi il vocalist-chitarrista-tastierista ci allieta con un lotto di brani funzionalissimi sia alla storia narrata – una leggenda gallese intitolata Il Sogno di Macsen Wledig – che come episodi singoli: davvero difficile, infatti, stare fermi durante l’ascolto di canzoni epiche, potenti e trascinanti quali “Beneath The Red Eagle”, “March Of Conquest”, “Pair Dadeni” e la devastante “Defiant Dreams”. Così come ci si fa volentieri trasportare da “The Mindsong” e dalla conclusiva, spettacolare, “Damnatio Memoriae” verso sentieri nostalgici e grigiastri, tipici della brughiera inglese e gallese. Si va sul sicuro, dunque, con i Suidakra, che però questa volta hanno voluto stupirci con l’inserimento delle orchestrazioni, aspetto che non può far altro che ampliare lo spettro d’azione dei germanici. Gruppo esperto che sa plasmare la creta a sua disposizione con grande maestria: una certezza.