8.5
- Band: SULPHUR AEON
- Durata: 00:51:47
- Disponibile dal: 03/04/2015
- Etichetta:
- Ván Records
Spotify:
Apple Music:
Pugnalate death-black e digressioni oniriche. Questo è il suono sui generis dei Sulphur Aeon. Il secondo album della formazione tedesca riprende il percorso tracciato dal suo predecessore, l’ottimo debut “Swallowed By The Ocean’s Tide”, mirando sempre al cuore, ma colpendo nel frattempo anche più in basso, dritto nello stomaco. La grandiosità e la solennità delle melodie e delle atmosfere sono rimaste al loro posto, ma rispetto al disco precedente il gruppo ha ripulito le strutture e affilato il riffing di chitarra. Durante gli ascolti, insomma, non si avverte quasi mai un senso di pesantezza barocca. I fronzoli e le esagerazioni sono limate via, ciò che rimane è un LP in cui le tracce si susseguono senza intoppi, senza momenti di troppo, tanto heavy quanto fluide. Nuovamente, l’operato dei Sulphur Aeon palesa al tempo stesso rabbia e passione, all’interno di un’ampia gamma di soluzioni sonore, frutto di una mirabile addizione di influenze che affondano le proprie radici in alcuni tra i migliori riferimenti della scena death e black metal europea degli ultimi vent’anni. Il tutto accompagnato da un’attitudine distinta e da un linguaggio ideologico di forte impatto, che vanno sempre ad integrarsi perfettamente in questi pezzi dalla natura complessa e dall’enorme carattere emotivo. Nonostante la loro mente sia sempre il polistrumentista T. (Torsten Horstmann), nell’ultimo biennio i Sulphur Aeon sono diventati una vera band e le undici tracce di “Gateway to the Antisphere” vogliono riflettere la quasi perfetta combinazione di musica, parole e atmosfere che vengono, sì, dall’anima del leader (e dalla sua passione per l’universo creato da Howard Phillips Lovecraft), ma che trovano la sintesi ideale nell’alchimia del collettivo: prevale il sentimento drammatico, in un alternarsi di momenti accecanti ed introspettivi che si riflette in uno schema fatto di pause ed accelerazioni, tuttavia – forse grazie anche a dei suoni più rotondi – questa volta i brani nel complesso risultano più aggressivi e orecchiabili. Ogni episodio svela un elemento caratteristico, ma i Miti di Cthulhu rivivono in particolare in pezzi come “Calls from Below” o “He Is The Gate”, in cui i Nostri sfoderano un tocco epico straordinario abbinato ad un arsenale di riff di proporzioni immani. Non si può definire “Gateway…” un disco che ridisegna completamente il death-black metal – qua e là si sentono i Dissection così come i Behemoth di “Zos Kia Cultus” e persino un po’ di Bolzer – ma a conti fatti questo è comunque un lavoro che sprizza una personalità notevole, tanto dal suo comparto chitarristico quanto da quello vocale; i Sulphur Aeon rielaborano le loro influenze con una padronanza e un estro innati, mettono in mostra un songwriting vivissimo e un gusto melodico altrettanto speciale, confezionano canzoni grandiose e, in sostanza, almeno ultimamente, seducono come pochi altri in questo campo. “Gateway…” ha in definitiva il pregio di essere un album ispiratissimo e fresco, che, ancora più del debut, arricchisce la tradizione extreme metal europea e ci fa conoscere ancora più a fondo un gruppo che promette ulteriori grandi cose. Impossibile ignorarlo.