8.0
- Band: SULPHUR AEON
- Durata: 00:45:53
- Disponibile dal: 13/10/2023
- Etichetta:
- Ván Records
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Ritornano i Sulphur Aeon e con loro, direttamente dalle profondità insondabili degli abissi più neri, ricompaiono quelle creature incommensurabili, antiche come il tempo stesso, che la musica dei black-death metaller teutonici è sempre riuscita splendidamente ad evocare. Un mare in tempesta sussurra delle litanie maledette e questa volta fa più che mai loro eco anche il cantato del frontman M., il quale sul nuovo “Seven Crowns and Seven Seals” rompe ogni indugio, rendendosi protagonista della prova più eclettica e disinibita della sua carriera.
È difatti l’aspetto vocale a colpire maggiormente in questo denso album, nel quale i Sulphur Aeon affinano ulteriormente il loro stile, unendo alle ormai consuete staffilate black-death una maestosità estremamente pronunciata, talvolta appunto sottolineata ulteriormente da strofe e chorus che non si tirano indietro dall’abbracciare registri puliti, sfociando in declamazioni che arrivano anche a punteggiare tutto il brano. Degli esperimenti simili erano stati tentati già sul precedente “The Scythe of Cosmic Chaos”, ma su “Seven…” il tutto prende una piega ancora più decisa e completa, andando ad aprire definitivamente nuove modalità espressive per il quintetto. Colpisce in effetti il modo in cui questa ricchezza di stili e influenze si condensi in una forma personale, nella quale il gruppo non compie l’errore di scadere in inutili barocchismi da black metal pseudo-sofisticato, riuscendo al contrario ad elaborare le sei canzoni più intro del disco con una tensione costante, melodie limpide e memorizzabili e, su tutto, sorprendente naturalezza. In questa nuova opera prevalgono i midtempo e un incedere solenne, tuttavia i tedeschi riescono comunque a cambiare passo da un pezzo all’altro, passando con disinvoltura da potenti ed epiche introduzioni a struggenti ma al contempo accattivanti virate verso impronte più doom, in cui l’intensità delle torbide ambientazioni di ascendenza lovecraftiana è questa volta amplificata più che mai da una produzione più rotonda e dinamica, curata da Simon Werner e Michael Zech (Secrets Of The Moon, Bølzer), con mastering affidato a V. Santura (Triptykon, Dark Fortress).
La rinnovata resa sonora dona senza dubbio più spinta alla proposta, permettendo a ogni strumento di emergere in modo chiaro, il che contribuisce a trasmettere una sensazione di completezza e maturità. Questa evoluzione a livello di cura per i dettagli può essere accostata all’approccio che band come i Behemoth hanno adottato nei loro ultimi lavori, ma naturalmente i tipici tratti distintivi dei Sulphur Aeon sono rimasti al loro posto e non possono certo essere messi in discussione: ogni singolo episodio presenta infatti richiami al passato della formazione, evocando le influenze di sempre e mantenendo aggressività e istintività anche all’interno di un suono più curato e avvolgente. Quel mood notturno, il freddo abbraccio del terrore cosmico, un’oscurità che si insinua nelle profondità dell’anima e lascia il marchio indelebile della pazzia, restano insomma il velo sotto al quale il quintetto continua ad elaborare le proprie riflessioni black-death, in cui le istanze più colte dialogano di continuo con le trame muscolari.
Ricco e ispirato, “Seven Crowns and Seven Seals” è dunque probabilmente l’apice della poliedricità dei Sulphur Aeon, una forza costante nel panorama extreme metal contemporaneo, un gruppo che – nei suoi vari capitoli discografici dal 2010 ad oggi – ha saputo imporre un suo stile e mantenere alto il proprio standard compositivo, non raccogliendo forse quanto avrebbe effettivamente meritato a livello di successo globale, ma in compenso non tradendo mai la fiducia e le aspettative del proprio pubblico. Quel che si dice una garanzia.