SUMAC – Love In Shadow

Pubblicato il 03/10/2018 da
voto
7.0
  • Band: SUMAC
  • Durata: 01:06:09
  • Disponibile dal: 21/09/2018
  • Etichetta:
  • Thrill Jockey Records

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Difficile definire in maniera univoca cosa sia lo sludge nel 2018, specie alla luce di un lavoro come questo. Che i Sumac appartengano al filone più derivativo del genere, quello che attinge a piene mani al post rock e a (più che) occasionali pennellate estreme è evidente fin dai loro albori, eppure questa sorta di klezmer oscuro, violento e parimenti emozionante mostra nel loro caso un’evoluzione e al tempo stesso nuove derive continue; al punto da segnare ormai la strada per diverse nuove leve, per quanto si può notare nel sottobosco di questo genere. La formula è sempre la solita: brani lunghi, lunghissimi, vere e proprie suite cangianti e tra loro abbastanza differenti, pur all’interno di una struttura che mantiene la sua peculiare identificabilità. Abbiamo l’avvio violentissimo di “The Task”, in cui Aaron Turner e soci puntano a immergerci in un gorgo avvolgente e aggressivo, a metà strada tra il post black metal e una certa pomposità quasi prog (fate caso alle chitarre che emergono squillanti dietro il muro sonoro principale), poi le dissonanze ritmatissime di “Attis’ Blade”, in cui i Sumac sembrano quasi diventare la faccia oscura dei Godspeed You! Black Emperor; in uno strano incrocio tra le dilatazioni strumentali – prossime in certi momenti alla psichedelia anni Settanta –  e il cantato praticamente death. È forse più corretto parlare di blackgaze, quindi, per definire questo lavoro? Se guardiamo agli inserti strumentali di questa stessa traccia o della conclusiva “Ecstasy Of Unbecoming” il pensiero va spontaneamente verso lo spettro sonoro di fenomeni decisamente “altri” e pensiamo in particolare ai My Blood Valentine, o ai loro conterranei Deafheaven in versione estremamente rallentata; e resta solo l’estenuante e ossessiva “Arcing Silver” a mostrare l’eredità primeva di Neurosis & co., sotto la guida di un basso pulsante e di un’abrasività straziante. Forse, semplicemente, chi l’ha vista lunga è stato Walter Hoeijmakers, ossia l’organizzatore del Roadburn: il festival che ha perso ormai ogni etichetta per definire il genere prevalente proposto, ma dove guarda caso i Sumac e tutte le band succitate si sono esibite in questi anni. E allora fate crescere la vostra barba, alzate i risvoltini e ignorate le classificazioni: se le maratone sonore con il giusto tasso di intellettualismo hanno il vostro favore, anche questo loro nuovo lavoro colpisce nel segno.

TRACKLIST

  1. The Task
  2. Attis' Blade
  3. Arcing Silver
  4. Ecstasy Of Unbecoming
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