7.0
- Band: SUMAC
- Durata: 00:58:44
- Disponibile dal: 10/06/2016
- Etichetta:
- Thrill Jockey Records
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A nemmeno un anno e mezzo di distanza dall’interessante debutto, tornano i nordamericani Sumac: con il Canada dietro le pelli, nella figura dell’ex Baptist Nick Yacyshyn, e gli Stati Uniti a occuparsi del resto, complessivamente il combo di Aaron Turner dei compianti Isis ci regala anche con questo “What One Becomes” la resa sonora del frontale tra due tir al confine di stato. Nero e pesante come il catrame che si staglia sulla copertina, per restare sulla metafora stradale. Parrebbe ormai integrato in formazione, a questo giro, anche il talentuoso bassista Brian Cook (Russian Circles), già presente come session man e sicuramente presenza rilevante nella poderosa resa sonora della band. L’album si apre con “Image Of Control”, all’insegna di sfuriate quasi drone violentissime, dissonanti, dove la voce di Turner si inserisce con squarci strazianti; un’intro quasi parossisitica, che nella seconda metà del brano assume una più compiuta forma canzone, molto vicina – guarda un po’ – alle sonorità degli Isis; a farla da padrone una sezione ritmica in grandissimo spolvero e in cui anche le chitarre quasi sempre si inseriscono, lontane da qualunque ricerca melodica – si ascoltino ad esempio le sincopatissime linee di “Clutch Of Oblivion” o di “Rigid Man”, brano quest’ultimo che trova conclusione in un rumorismo noise di scuola quasi newyorchese. Esattamente come già mostrato in passato, è però sugli scudi l’apporto di Yacyshyn alla batteria, che macina sudore e rabbia con una potenza stellare e definisce il suono della band per l’intera durata dell’album. I primi quattro brani alternano molto, e senza scansioni predeterminate, colate laviche a dilatati rallentamenti, prima della conclusione affidata alla (appena) più organica “Will To Reach”, prossima a derive di un cupo industrial perfettamente integrate nel sound. Complessivamente un buon lavoro, emotivo e ben strutturato, ma che qua e là pare perdersi in un affastellamento di troppe idee e che per questo non raggiunge le vette di brividi sottopelle e disperazione dell’album di esordio.