8.0
- Band: SUMERLANDS
- Durata: 00:35:04
- Disponibile dal: 16/09/2022
- Etichetta:
- Relapse Records
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Il sogno è un regno dove tutto è possibile, dove la barriera tra reale e incredibile è così fragile da farci credere di essere finiti in un altro universo. E se dovessimo descrivere precisamente “Dreamkiller”, seconda fatica in studio dei Sumerlands dopo il debut del 2016, non potremmo che parlare di atmosfere trasognanti, ricche di epicità e malinconia. La band di Arthur Rizk, ormai noto ai più per la sua attività di produttore musicale, vede stavolta alla voce il bravissimo Brendan Radigan (già nei Magic Circle e conosciuto anche per la sua attività nell’ambiente black metal statunitense), chiamato a sostituire l’immenso Phil Swanson, che riesce però a portare qualcosa di suo all’interno di questo supergruppo composto da alcuni dei più talentuosi appartenenti a quella ‘New Wave Of Traditional Heavy Metal’ che tanto fa discutere gli appassionati. La magia che aveva caratterizzato il debutto è ancora tutta lì: un mix di heavy, doom, epic e, stavolta, con una spruzzatina di AOR, che conferisce alle canzoni forse un tocco di solennità in più. Mitigata un poco la vena sabbathiana, Rizk e soci si sono infatti concentrati su quelle sonorità ‘da cassetta’ che ci riportano indietro di anni or sono, quando si girava col walkman in tasca, ma che suonate da loro non risultano né stucchevoli né noiose. Tutt’altro: questo disco funziona perfettamente e basta far partire “Twilight Points The Way” per rendersene conto. C’è qualcosa di estremamente avventuroso in questa seconda prova in studio dei ragazzi di Philadelphia, che vi catapulterà in un’epoca in cui venivano usati gli animatronic per dare vita ai nostri sogni a base di riffoni doom metal e di assoli quasi barocchi come quello della title-track. E sembra veramente di viaggiare in un cabinato quando partono i ritornelli di “Night Ride” e “Edge Of The Knife”, caratterizzati a nostro parere da una prova superba di Radigan, capace di dimostrarsi un cantante talentuosissimo e versatile, mentre Rizk e John Powers alle chitarre e Brad Raub al basso sfoggiano la loro bravura accumulata in anni di concerti con gli Eternal Champion. Ottimo anche il lavoro alla batteria di Justin DeTore, che guida con i suoi ritmi marziali la band in mezzo a questo dolce deserto fatto di malinconia e epicità. Le canzoni potrebbero scadere nel banale o nell’eccesso di lustrini, ma la cosa bella di “Dreamkiller” è proprio il fatto che non lo fanno mai: i Sumerlands di questa nuova incarnazione, sei anni dopo il debutto, riescono a risultare coerenti anche quando parte la superhit “Force Of a Storm”, un pezzo che sembra quasi fatto apposta per chiudere i concerti con quel suo inizio alla “Turbo” priestiana e quel riff quasi pop condito dai sintetizzatori ‘alla Jan Hammer’. È tutto così credibile che ci troviamo in breve tempo a cantare il ritornello di questa canzone senza rendercene conto, in un pezzo che dura appena tre minuti, e non sembra che sia quasi passata mezz’ora quando arriva la doppietta finale: “The Savior’s Lie”, con quella sua atmosfera alla Mad Max e il suo incedere che rimanda ai Black Sabbath più epici del periodo Ronnie James Dio, e “Death To Mercy”, che richiama forse più consistentemente le atmosfere del primo disco, consegnano al popolo del metallo una stele di Rosetta del nostro genere preferito. “Dreamkiller” non sarà il disco che salverà l’heavy metal, ma si erge in mezzo al deserto come un obelisco che racconta di regni perduti e atmosfere rarefatte, di ricerca dell’immortalità e del tramonto di un’epoca, sepolta sotto la sabbia rappresentata nella copertina: se amate almeno una singola cosa di quanto scritto sopra è un disco che non potete non avere.