6.5
- Band: SUMERLANDS
- Durata: 00:32:03
- Disponibile dal: 16/09/2016
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Audioglobe
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Benché questo sia l’album di debutto dei Sumerlands, abbiamo a che fare con dei veterani della scena metal, come il chitarrista e produttore Arthur Rizk e il cantante Phil Swanson, magari non conosciutissimi al grande pubblico, ma con un curriculum vitae di tutto rispetto. Il risultato si rispecchia in questa nuova creatura che inizia ad affilare gli artigli andando ad evocare quel filone dell’heavy metal statunitense a tinte epiche, che vede tra le sue fila Warlord, Helstar e Manilla Road. La formazione americana ci presenta una manciata di canzoni oneste, prodotte con un piglio vintage figlio degli anni ’80. Il mestiere del musicista esperto è evidente nella costruzione delle canzoni, ben bilanciate, con riff e assoli incastonati su una struttura solida, rodata da decenni di storia. La voce di Swanson è sicuramente particolare: non è un virtuoso e non ha un registro vastissimo, ma riesce comunque a convincere, ricordando il vecchio Ozzy in diversi passaggi. D’altra parte il Madman è senza dubbio un’altra grande influenza per i Sumerlands: basterebbe ascoltare la trascinante “The Guardian” o “Timelash” per sentire chiaramente l’Ozzy Osbourne di “Bark At The Moon” imperversare tra i riff della canzone. Certo, parliamo di una proposta con i piedi ben piantati nel passato e che ripropone degli stilemi più che noti, quindi si tratta di un’uscita discografica indirizzata ad un pubblico che non cerca l’innovazione, ma la sicurezza della vecchia scuola. La band, fortunatamente, sceglie l’approccio giusto, optando per composizioni dirette, senza inutili fronzoli e raggiungendo a stento la mezz’ora di durata, in modo da non appesantire l’ascolto. Un buon album, quindi, che tiene viva la tradizione dei tempi che furono, tradizione che è giusto alimentare e custodire, rinnovandola anno dopo anno anche grazie a band come i Sumerlands.