8.5
- Band: SUMMONING
- Durata: 01:04:28
- Disponibile dal: 05/06/2013
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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I Summoning, ormai l’abbiamo imparato sulla nostra pelle, sfoderano gli album con molta parsimonia tanto che negli ultimi undici anni ne hanno registrati solamente due. Il capolavoro “Oath Bound” del 2006 (album per il quale possiamo dire mea culpa, per averlo sottovalutato su queste stesse pagine in sede di recensione non avendone allora compreso pienamente il valore di livello assoluto, e meritando esso probabilmente due voti in più rispetto ai 7/10 ricevuti!) reclamava un successore e finalmente le due menti geniali di Silenius e Protector hanno deciso di dargli un degno erede. “Old Mornings Dawn” già soltanto con il nome riesce a rievocare il mondo incantato della Terra di Mezzo, il mondo in cui i Summoning dovrebbero vivere. Dopo le dichiarazioni di guerra dei popoli della Terra di Mezzo per dominare sul mondo inventato da Tolkien pronunciate su “Oath Bound”, con il nuovo album si ritorna alla quiete dopo la tempesta. Un mondo apparentemente tranquillo ma nel cui grembo germina qualcosa di purulento, un disagio che di giorno in giorno si fa sempre più grande e pericoloso. Le atmosfere a dir poco magiche dei Summoning hanno come sempre la forza di farvi vivere un’esperienza in un mondo da sogno a pieno contatto con la Natura e le sue forze, i suoi pericoli. La quiete che si respira nei brani di “Old Mornings Dawn” è precaria, lo si sente nell’aria fredda che scende giù dai pendii di “Caradhras”, brano dal sapore celtico. E’ vero, ci sono migliaia di gruppi che hanno utilizzato come background l’immaginazione di Tolkien per la loro ispirazione, ma per i Summoning il discorso è sempre stato diverso, loro sono gli unici in ambito extreme metal ad aver ricreato musicalmente gli aspetti più sinistri e maestosi della Terra di Mezzo, meglio persino di quanto sia riuscito a fare un grande compositore come Howard Shore. I Summoning sono assolutamente unici, non c’è un gruppo che suoni allo stesso modo, hanno creato un modo nuovo di intendere il black metal. Forse inizialmente il black metal di Burzum può esser stato un buon motivo d’ispirazione, ma già con il secondo album “Minas Morgul” i due austriaci hanno scelto un modo nuovo di fare black metal: un frammisto di poesia, potenza evocativa, atmosfere sospese, assenza di ritmi. Se ancora non li conoscete, comprate a scatola chiusa la loro discografia (potete al massimo tralasciare il debut album, perché non indicativo dello stile tipico dei Summoning creato già sul lavoro successivo) e non dimenticate naturalmente di questa loro ennesima grandiosa creazione artistica. Chissà cosa sarebbero i Summoning se solo disponessero di suoni più professionali e al passo con i tempi, ma i fan ormai sono abituati alle loro sonorità e poco importerà se “Old Mornings Dawn” è registrato leggermente peggio di “Oath Bound”: del resto la musica dei Summoning è rivolta a una piccola nicchia che può considerarsi fortunata per essere riuscita ad entrare in empatia con un gruppo extraterrestre. Dal punto di vista stilistico il nuovo album si pone a metà strada tra “Stronghold” e appunto l’ultimo “Oath Bound”, ma crediamo che sia uscito al momento giusto perché in qualche modo porta avanti lo stile della band austriaca verso nuove possibili piccole aperture. Per il momento una novità, se così si può chiamare, è la presenza di alcuni cori (alcuni dei quali da brivido) in diversi brani e non soltanto nella canzone di chiusura come invece avveniva negli ultimi album. Grazie a Silenius e Protector, anche nel 2013 possiamo vivere delle emozioni fantastiche. Basta chiudere gli occhi e saper ascoltare…