7.5
- Band: SUN OF THE SUNS
- Durata: 00:46:31
- Disponibile dal: 20/08/2021
- Etichetta:
- Scarlet Records
- Distributore: Audioglobe
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I Sun Of The Suns escono praticamente dal nulla: nell’era dell’hype, il trio composto dal cantante Luca Scarlatti e dai chitarristi Marco Righetti e Ludovico Cioffi esce su Scarlet con una presenza sui social che risale a fine maggio 2021 (anche se cercando nel web la band è attiva dal 2017)… praticamente l’altroieri. Che si tratti di noncuranza o strategia non ci è dato sapere, qualche è palese è che il debutto “TIIT” è una presentazione che fa girare parecchie teste, fondendo con maestria, preparazione tecnica, dettagliata cura e passione tech death di scuola americana e contaminazioni più moderne legate a deathcore e modern metal. La realtà viene sbattuta immediatamente in faccia con l’opener “I, Demiurge”, che in sei minuti suddivisi in due parti mostra come il bagaglio tecnico del gruppo venga asservito al caos controllato, passando in agilità da passaggi brutali a risvolti più groovy e moderni. La title track offre tastiere con interessanti rimandi al metal cibernetico dei Fear Factory, fagocitato in una trama intricata che sa alternare strofe brutali a sorprendenti aperture strumentali melodiche. “Obsolescence Corrupted” è dove la miscela del gruppo si avvicina maggiormente all’universo deathcore (JFAC, Whitechapel, Thy Art Is Murder), senza però stonare con il resto della collezione grazie all’epica sezione solista. La melodia di “The Decay To Revive” serve a dar pausa al sistema nervoso per permettere all’ascoltatore di arrivare alla fine: “I, Emperor Of Nothingness” chiude un ascolto intenso e provante, fatto di dinamiche esaltanti, infusioni melodiche ben piazzate e congegnate e, per sovrastare un sound comunque abbastanza omogeneo e uno stile vocale dal range comunque limitato, singoli momenti sopra le righe che personalizzano la singola composizione e non fanno calare l’attenzione durante l’ascolto – che possono essere un’accelerata in blastbeat, un inatteso solo melodico o un ‘blegh’ senza troppo preavviso. Il lavoro di Simone Mularoni (DGM, Empyrios) al basso e dell’eccellente Francesco Paoli (Fleshgod Apocalypse) alla batteria certifica ulteriormente un album che combina in maniera maestosa sci-fi e metal estremo e pone istantaneamente la band sulla mappa della scena internazionale.