7.0
- Band: SUNBOMB
- Durata: 00:46:15
- Disponibile dal: 28/06/2024
- Etichetta:
- Frontiers
Spotify:
Apple Music:
I Sunbomb sono un progetto nato dalla collaborazione tra Tracii Guns (L.A.Guns) e Michael Sweet, cantante degli Stryper, che aveva esordito nel 2021 con l’album “Evil And Divine”. Questo nuovo lavoro, intitolato “Light Up The Sky”, vede rinnovare il sodalizio tra questi due musicisti, con l’intento dichiarato di recuperare un lato più umano in un panorama musicale dove i computer giocano un ruolo sempre più preponderante. Il sound del disco è dunque alquanto grezzo e tende a rendere l’idea di sonorità molto ottantiane, talvolta persino settantiane, per quanto poi di fatto la produzione (curata dallo stesso Tracii Guns) faccia ricorso a diversi effetti che non sempre danno l’idea di un suono molto naturale.
In ogni caso, si tratta di un disco fortemente ispirato alle decadi che abbiamo menzionato, con forti rimandi ad esempio a Black Sabbath (nelle loro diverse formazioni), Dio e Judas Priest. Insomma, una sorta di operazione nostalgia, che sinceramente ci lascia un po’ tiepidi, perchè va bene essere infliuenzati da band storiche (chi non lo è, direttamente o indirettamente?) e va bene anche voler omaggiarle in qualche modo, però discorso diverso è quello di realizzare un album interamente fondato su questi presupposti, dove in ogni brano c’è sempre qualcosa che ti ricorda qualche altra canzone e dove non c’è il minimo sforzo di creare qualcosa di nuovo o minimamente personale. Anzi, l’impressione è che, al contrario si cerchi di avvicinarsi in ogni canzone a delle precise sonorità.
Così, ad esempio, la traccia di apertura, “Unbreakable” è marcatamente sabbathiana, mentre “In Grace We’ll Find Our Name” è un pezzo che strizza palesemente l’occhio al doom; la title track ci ha fatto tanto pensare ai Blue Oÿster Cult, mentre su “Scream Out Loud” aleggia l’aura dei Judas Priest.
Ad ogni modo, al di là delle scelte di fondo, nella sua prima parte, almeno fino alla sesta traccia, la tracklist è senz’altro valida, con pezzi che riescono ad essere parecchio coinvolgenti ed accattivanti, in particolare con i brani già menzionati o anche con le stesse “Steel Hearts” e “Rewind”, quest’ultima una canzone carica di groove.
Nella seconda metà, invece, il disco risulta meno interessante, con qualche vistoso calo, come nel caso di “Winds Of Fate”, una traccia interminabile nei suoi oltre sei minuti, che non si capisce bene se dovesse essere un midtempo o un pezzo doom, o come nel caso della scialba “Reclaim The Light”. C’è spazio anche per una ballata, “Where We Belong”, non particolarmente memorabile, ma tutto sommato neanche tanto male.
Per quanto riguarda le performance, risulta davvero notevole la prova vocale di Michael Sweet, ma anche Tracii Guns convince senz’altro in questa sua versione decisamente più metal.
In conclusione, “Light Up The Sky” è un disco certamente di qualità, concepito, come spiegato, per suonare in un certo modo e, sotto questo profilo, con diverse canzoni a nostro avviso ben riuscite; riteniamo, tuttavia, che la band non sia sempre riuscita ad esprimere al meglio le proprie grandi potenzialità.