voto
7.0
7.0
- Band: SUNSTORM
- Durata: 00:44:39
- Disponibile dal: 12/08/2022
- Etichetta:
- Frontiers
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Nati come band costruita attorno alla figura di Joe Lynn Turner, i Sunstorm avevano con il tempo sostituito i vari strumentisti con musicisti italiani, fondamentalmente sotto la direzione artistica di Alessandro Del Vecchio, tastierista, compositore e produttore del gruppo. L’anno scorso veniva pubblicato però addirittura un album senza più il cantante statunitense (il quale, com’è noto, certamente non gradì questa sua estromissione per volere dell’etichetta), sostituito dal cileno Ronnie Romero (Rainbow, Lords Of Black e altri). Il secondo disco di questo nuovo corso della band è rappresentato da questo full-length, intitolato “Brothers In Arms”, dove peraltro si assiste ad un altro significativo cambio in line-up dato che, al posto di Simone Mularoni, alle chitarre è stato reclutato Luca Princiotta (che ricordiamo già soprattutto nella band di Doro). Per il resto, comunque, non si assiste a significative novità: il gruppo suona un hard rock melodico, con qualche venatura dal sapore settantiano, dovuta alla presenza dell’hammond e da un approccio vocale di Romero che in più di un’occasione fa pensare a Ronnie James Dio (specialmente del periodo nei Rainbow). Le canzoni sono molto dirette e lineari, con una struttura alquanto semplice, fondamentalmente con l’alternanza di strofa e ritornello, seguiti da assoli, per poi chiudere nuovamente con il ritornello.
Diciamo che, dopo le prime due tracce, la titletrack e “Games We Play” (entrambe scelte per realizzare i video apripista per l’album) e dopo la più solenne “I’ll Keep Holding On”, la tracklist va un po’ con il pilota automatico, nel senso che ritroviamo una serie di brani sulla scia delle prime due, talvolta più riuscite e accattivanti (ad esempio, tra queste, potremmo citare “Hold The Night” e “Taste Of Heaven”), in qualche caso invece un po’ più scontate (tipo “No Turning Back” o “Living Out Of Fear”); fa eccezione solo “Back My Dreams”, che parte come una ballata, ma che diventa tuttavia più sostenuta e ritmata nel refrain. In realtà, a dirla tutta, non avevamo dubbi sulle qualità compositive e sulle ottime performance di Romero e degli altri musicisti, però alla fine il risultato non è neppure un disco realmente memorabile o imprescindibile: certamente con buone canzoni, ma senza brani che riescano davvero a fare presa o ad entusiasmare.
Potremmo dire che vale per questo lavoro un discorso simile al precedente: c’è buona musica, interpreti di alto livello ed esperienza, ma manca quel guizzo, quel qualcosa che possa consentirgli di distinguersi realmente, di elevarsi al punto da poter essere considerato un capolavoro. Magari prima o poi ciò avverrà, però bisogna intanto riconoscere come il percorso artistico della band prosegua in modo lineare e coerente (anche se, a dire il vero, ci saremmo aspettati una maggiore presenza di AOR, tanto decantata per un ritorno alle origini dei Sunstorm già dopo l’estromissione di Joe Lynn Turner ma poi in realtà non seguita dai fatti) per cui, sotto questo punto di vista, può andar bene così.
https://youtu.be/aZxjAjQ35Ws