7.0
- Band: SUR AUSTRU
- Durata: 00:52:08
- Disponibile dal: 10/09/2019
- Etichetta:
- Avantgarde Music
- Distributore: Audioglobe
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I Negura Bunget, il gruppo più in vista del movimento extreme metal romeno, si sono sciolti nel 2017 a causa della morte improvvisa del batterista e fondatore Negru. Alcuni dei membri dell’ultima formazione dei Negura Bunget hanno deciso ad ogni modo di continuare con un nuovo progetto chiamato, appunto, Sur Austru, fondato nel 2018 ed ora all’esordio con “Meteahna Timpurilor”. Il paragone tra le due band durante l’ascolto nasce spontaneo, ma sarebbe ingeneroso nei confronti degli ex membri dei Negura Bunget che hanno avuto l’onestà
di continuare a suonare lasciandosi giustamente dietro il passato e ripartendo con un nuovo monicker. Concettualmente il modo di far musica in effetti è cambiato di poco: gli elementi folk ci sono ora come c’erano un tempo, le atmosfere nebbiose e arcaiche sono sempre molto suggestive, mentre la base metal ora è una matassa death/black piuttosto oscura, sebbene non troppo intricata. L’opener è piuttosto indicativa sia per confermare la bontà della musica che i componenti dei Sur Austru sono in grado di comporre, sia quella volontà di riportare in vita le arcane atmosfere di un glorioso passato. In diversi momenti dell’album sembra di essere presenti ad un solenne rituale di duemila anni fa, magari compiuto all’interno dell’antica capitale dei Daci, quella Sarmizegetusa Regia ancora oggi così affascinante con le sue rovine immerse nel verde e nella bruma. L’album è profondo e va esplorato: dopo la suggestiva canzone introduttiva iniziale, “Puhoaielor” ha tutta l’aria di essere una vera invocazione alle forze della Natura e alle divinità che la presiedono. Nel pagan e viking metal ci sono molte band che intendono la musica in un modo simile a quello dei Sur Austru, ma le origini peculiari (romene in questo caso) degli ex compagni di Negru danno un tocco inimitabile al mood di questo album, rintracciabile flebilmente solo in quello che i Negura Bunget fecero in passato. Piccola curiosità: il brano “Dor Austru” ha un passaggio cadenzato che ricorda lo stile dei nostrani Ecnephias. Un altro punto a favore degli esordienti Sur Austru è senza dubbio la produzione impeccabile, professionale, limpida e capace di trattenere tutta l’atmosfera creata degli strumenti folk e metal utilizzati dalla band. Anche in “Mistuind” troviamo la presenza di momenti corali dove più voci sembrano officiare un culto misterico o intonare un inno a qualche forza della Natura in ascolto. Certo, i Negura Bunget sono stati un grande gruppo ed i Sur Austru stanno muovendo solo i primi passi come un’araba fenice nata da gloriose ceneri, ma se si andasse a leggere le ossa per sapere cosa riserverà loro il futuro, il responso sarebbe ben che positivo. Il riffing black metal è scarno ma efficace, mentre le poche accelerazioni sono presenti sempre nei momenti opportuni. Buona è la prova del batterista, che riesce a creare atmosfere e ritmi tribali anche attraverso un oculato utilizzo del proprio strumento. La band deve sfruttare l’unicità del proprio retaggio culturale perché è ciò che la differenzia da tutte le altre, un po’ come i primi Darkstrah, che avevano introdotto atmosfere asiatiche e mistiche nel proprio sound. Come in questo caso, quando la musica è messa al servizio del misticismo raramente ne esce un prodotto mediocre.