5.5
- Band: SURTR
- Durata: 00:41:07
- Disponibile dal: 15/03/2013
- Etichetta:
- Altsphere Production
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Il trio doom metal francese che si fa chiamare Surtr giunge al secondo full-length album in due anni e si ripiazza senza grossi sensazionalismi o botte di testa sulla stessa esatta bisettrice stilistisca sulla quale li avevamo lasciati all’esordio due anni fa. I Nostri ancora una volta si mostrano autori di un doom metal molto muscoloso e groovy, ma anche classico e manieristico, veneratore dei Cathedral di metà carriera, degli Obsessed, dei Trouble, dei Candlemass, e di tutto quel doom metal fumoso e mezzo hippy si radicato nel metal e nell’occulto, ma con un piede ancora ben piantato nel mondo della psichedelia dello space rock e dello stoner d’annata. A tratti i Nostri ricordano gli Orange Goblin o i Pentagram grazie a dei riffoni obesi e delle voci spiritate dal forte sentore occulto ed esoterico, e in altri momenti riportano alla mente i Sabbath di “Sabotage”, come i Blue Cheer o i Blue Oyster Cult. La vena classic metal della band infatti è sempre molto ben visibile pur sotto il nebbione di fuzz e feedback che i Nostri propongono. Le tastiere che fanno capolino di tanto in tanto, ed inoltre non fanno altro che tinteggiare il tutto di gotico donando alla proposta un taglio ancora più barocco e retrò. Due band che vengono in mente regolarmente durante l’ascolto inoltre sono sia i Dawnbringer che gli Slough Feg, proprio per questo tentativo dei francesi di voler riproporre in chiave moderna e inedita certi fasti heavy del passato della prima ora dell’heavy metal quando ancora questo era indissolubilmente legato al blues al rock psichedelico. I Surtr però, carenti del carisma e della vena artistica inimitabile di Chris Black e di Mike Scalzi (quest’ultimo evocato soprattutto dalle voci nasali e spiritate di Jeff Maurer) non sono riusciti però a creare quel revivalismo avvincente e freschissimo che è stata la fortuna dei Dawnbringer e degli Slough Feg, come dei Ghost, dei The Devil’s Blood o dei Graveyard. Insomma, ai Surtr manca il quid, quella scintilla nel songwriting che fa sembrare l’imitazione spudorata dei mostri sacri del passato un dettagliccio di poco conto e completamente trascurabile di fronte ad una verve compositiva, appunto, assolutamente fuori dalle righe. Nel caso dei francesi dunque siamo di fronte ad un citazionismo esasperato e maldestro che difficilmente riuscirà a mettere la band sotto qualche riflettore di rilevo.