7.0
- Band: SVALBARD
- Durata: 00:37:38
- Disponibile dal: 25/05/2018
- Etichetta:
- Holy Roar Records
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“One Day All This Will End” ha inaugurato propriamente una carriera luminosa e ricca di soddisfazioni per gli Svalbard, i quali, a circa tre anni di distanza, oggi tornano con “It’s Hard To Have Hope”, nuovo capitolo di un’avventura che li sta portando sempre più spesso al di fuori dei confini della patria Inghilterra. Le coordinate sonore all’interno delle quali si muove il nuovo full-length sono quelle tipiche del gruppo di Bristol, ovvero un alternarsi di passaggi intimisti ed esplosioni elettriche/urlate ruotanti attorno ad influenze “post” black metal, screamo, hardcore, post rock e persino dream pop. Il tutto viene ben sintetizzato dal primo singolo e brano introduttivo “Unpaid Intern”, che rivela molto anche dei contenuti espressi dai chiarissimi testi, i quali, pur indulgendo sempre su questioni spinose e una visione del mondo attuale non particolarmente fiduciosa, rivelano a tratti anche sprazzi di sogno e rivalsa. Ancora una volta, a sorprendere è soprattutto l’equilibrio su cui si muovono le canzoni e le sfumature che la voce di Serena Cherry riesce ad assumere per esprimere al meglio i toni del racconto e gli arrangiamenti – come sempre ben curati – mentre il vecchio mestiere hardcore emerge prepotentemente per sorreggere con carattere e un po’ di sana irruenza certe melodie particolarmente soavi. Rispetto a “One Day…” la band non è cambiata molto, se si esclude un utilizzo delle clean vocals un filo più ricorrente da parte della frontgirl. Viene dunque a mancare un certo effetto sorpresa, cosa che, assieme a un paio di tracce vagamente sottotono, smorza un po’ l’entusiasmo durante l’ascolto. Si tratta tuttavia di un problema comune nei secondi album che arrivano dopo un debutto molto apprezzato: gli Svalbard hanno avuto meno tempo a disposizione per comporre “It’s Hard To Have Hope” e forse anche per questo motivo il disco non possiede lo stesso brio del suo predecessore; in ogni caso, il lavoro può comunque vantare una tracklist tutto sommato equilibrata, dove ogni canzone scava nel profondo dei sentimenti e delle sensazioni, senza compiacimento, ma con onestà e sincera partecipazione. Le ricche sfumature dream pop lo rendono inoltre godibile anche ad un ascolto distratto. Per chi è in trepidante attesa del ritorno dei Deafheaven o per chi ascolta sempre con piacere Oathbreaker e Defeater, gli Svalbard si confermano dunque una solida alternativa su cui puntare.