6.5
- Band: SVARTTJERN
- Durata: 00:34:46
- Disponibile dal: 17/01/2020
- Etichetta:
- Soulseller Records
- Distributore: Audioglobe
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Il 2020 segna il ritorno degli Svarttjern, capaci (finalmente) di resistere per due dischi sulla stessa label. La band norvegese (di cui tre membri su cinque militano dal 2017 anche nei Carpathian Forest) ci propone una ricetta collaudata, in cui gli ingredienti si mescolano in modo sapiente, ma senza far gridare al miracolo. I blackster di Oslo conoscono perfettamente il loro lavoro: attaccano feroci con “Prince Of Disgust”, brano piuttosto catchy con atmosfere violente, riffing nel solco della più classica tradizione scandinava e ammiccamenti thrash. Se si parte bene, non possiamo dire che si prosegua diversamente, nel senso che i brani sono più o meno l’uno la fotocopia dell’altro e se, da un lato, bisogna dar credito agli Svarttjern di saper proporre un black metal puro e senza troppi fronzoli, dall’altro ci troviamo ad ascoltare un album privo di scossoni. Bisogna attendere la quinta traccia (“Frost Embalmed Abyss”) per avere un sussulto, dettato anche da una piccola strizzata d’occhio ai Darkthrone (sia musicalmente che in un passaggio lirico). Diciamo che se si è buoni musicisti, si è nati in Norvegia e si è addentro al panorama musicale locale, si è già a metà dell’opera volendo fare un disco black metal, cosa che era riuscita abbastanza con il debut “Misanthropic Path Of Madness”, ma da quel lontano 2009 il five-piece nordico sembra aver perso ispirazione o, se preferite, aver finito le idee, proponendoci, più o meno, sempre lo stesso disco. Le saltuarie (e già accennate) venature thrash aiutano a mantenere il tiro del disco e hanno sicuramente una buona presa live: prova di questa ‘anima’ è la cover di “Bonded By Blood” degli Exodus, forse il pezzo migliore di questo “Shame Is Just a Word”. Non (solo) perché il materiale di partenza è eccelso, ma perché questo tributo a una delle band più seminali del thrash americano si inserisce perfettamente nello scorrere del disco. Ecco, volendo trovare un buon punto a questo lavoro è proprio come è stata resa questa canzone: un mix perfetto tra la fedeltà all’originale e lo stile black metal degli Svarttjern. Certo, un po’ poco, tanto che il terzo e ultimo guizzo del lavoro è nella traccia conclusiva, che da anche titolo al disco. Intendiamoci: “Shame Is Just a Word” non è un brutto disco, tutto è fatto secondo i crismi, ben suonato e con una produzione azzeccata (né troppo pulita, né troppo “impastata”); quello che manca è il tocco personale, qualcosa che non ci faccia pensare a musica già ascoltata mille volte. C’è un buon tiro in tutti i pezzi e questo aspetto aiuterà parecchio in sede live, aspetto ormai fondamentale per ogni band underground, ma, per il resto, qua c’è ben poco di interessante, confermando che gli Svarttjern sono degli onesti mestieranti, con tanta passione e poche idee.