7.5
- Band: SVNTH
- Durata: 00:37:14
- Disponibile dal: 18/04/2025
- Etichetta:
- These Hands Melt
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Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando i ragazzi romani si facevano chiamare Seventh Genocide, suonando un black metal agreste di chiara ascendenza Agalloch/primi Alcest. Un decennio durante il quale la band del cantante/bassista Rodolfo Ciuffo ha rivisto sia il proprio moniker (passando ad un più sobrio ed enigmatico SVNTH), sia (in parte) i propri punti di riferimento, ormai solo a tratti riconducibili all’universo della musica estrema e utili a tratteggiare un concept dalle dolciastre tinte metropolitane.
Alla luce del contenuto di questo “Pink Noise Youth”, la definizione di blackgaze continua ovviamente ad essere la più indicata per inquadrare il suono del quintetto, ma rispetto al precedente “Spring in Blue” – disco che, lo ricordiamo, venne registrato addirittura da Colin Marston nei suoi The Thousand Caves di New York (Black Anvil, Gorguts, Krallice) – la componente ‘non metal’ si fa qui ancora più preponderante, in un succedersi di immagini color pastello che, come le pagine di un diario estivo, trasmettono anzitutto un senso di malinconia, di ricordi legati a notti che non sembrano finire mai, di sogni infranti e realizzati.
Un’evoluzione che, giocoforza, si porterà dietro qualche critica, ma che dal nostro punto di vista coincide con la cosiddetta quadratura del cerchio per il progetto capitolino, mai così espressivo e compatto dal punto di vista della scrittura (non a caso, rispetto a certe prolissità passate, la tracklist dura appena trentasette minuti), oltre che disinibito nel muoversi fra le influenze tirate in causa.
Brani che partono sì dal ‘solito’ calderone di Alcest, Deafheaven e Lantlôs, ma finendo spesso per ribaltarne gli equilibri interni, con le soluzioni di matrice shoegaze, post-rock e dream pop a rappresentare, molto più che quelle metalliche, il fulcro della narrazione, incalzate anche da un uso tutt’altro che timido o trattenuto della voce pulita.
Ed è appunto da questo ammorbidimento che si può dire emerga il vero talento dei SVNTH odierni, la cui capacità di cimentarsi in linee melodiche brillanti, delicate, eppure mai svenevoli, fa sì che ogni episodio finisca per colpire nel segno e farsi ascoltare davvero piacevolmente.
D’altronde, sebbene i Nostri non reinventino nulla da un punto di vista strettamente formale, è raro in questo campo imbattersi in un amalgama che, nel suo guardare insistentemente a trame catchy e leggere, mantenga intatte la ricerca sonora e la profondità, ma episodi come “Cinnamon Moon”, “Elephant” e “Nairobi Lullaby” dimostrano che Ciuffo e compagni, nel 2025, riescono laddove gruppi ben più blasonati (si pensi agli Harakiri for the Sky) talvolta arrancano, raccogliendo in qualche modo l’eredità dei concittadini Novembre e Klimt 1918.
Racchiuso da una produzione calda e organica, perfetta per esaltare il carattere emotivo della proposta, “Pink Noise Youth” è insomma un ritorno curato e convincente; un’opera che, tra euforia e fragilità, ben si presta a scandire queste giornate di primavera.