7.0
- Band: SWALLOW THE SUN
- Durata: 01:06:51
- Disponibile dal: 01/02/2012
- Etichetta:
- Spinefarm
- Distributore: Universal
Spotify:
Apple Music:
Dovrebbero smetterla di fare i ruffiani. Qualcuno glielo mandi a dire. Certi “singoloni” del recente passato avranno pure aiutato la carriera degli Swallow The Sun a proiettarsi fuori dai confini della scena doom-death, tuttavia, dal nostro punto di vista, resta sempre piuttosto seccante constatare questa tendenza dei finlandesi a voler riporre ogni tanto la propria arte dentro una scatola con l’etichetta “gli Amorphis dei poveri”. Perché in “Emerald Forest And The Blackbird”, primo album di inediti dopo il “botto” di “New Moon”, la classe tutto sommato c’è. È che quando il gruppo finlandese si impunta a comporre canzoni fortemente easy listening per imporsi nella classifica locale (notoriamente molto ricettiva nei confronti delle band del posto), questo perde tutto il suo equilibrio: la voce di Mikko Kotamäki segue spesso linee scontate e le melodie risultano davvero troppo sdolcinate. È quasi come se i Nostri, ad un certo punto della fase di songwriting, perdessero completamente la testa nel pensare a quel successo che, da doom-death metal band pura, sarebbe realisticamente fuori dalla loro portata. Ecco quindi che arrivano tracce come “Cathedral Walls”, dove gli Swallow The Sun ospitano addirittura Anette Olzon dei famosissimi Nightwish, per un duetto che, oltre a suonare banale (sia a livello musicale che lirico), sa veramente di costruito a tavolino. Dove le trame sono invece importanti, ambiziose o anche solo assestate su quegli stilemi che il sestetto è effettivamente in grado di gestire con giudizio e maturità, i risultati sono da grande band: “Labyrinth Of London (Horror Pt. IV)”, ad esempio, è un vero gioiello di melodic doom-gothic, forte di un lavoro pianistico notevolissimo, che detta continuamente i tempi e apre gli spiragli giusti per l’inserimento della voce pulita. E lungi da noi affermare che vengano raggiunti alti livelli qualitativi esclusivamente quando gli Swallow The Sun suonano in maniera più aggressiva o complessa: anche l’ariosa “This Cut Is The Deepest” è infatti una gran bella traccia nel suo proporre melodie adulte e un posato mix di elettricità e calma acustica, vagamente simile a certi spunti dei Ghost Brigade. Insomma, i passi falsi ci sono, però, nel complesso, “Emerald Forest And The Blackbird” conferma per buona parte della sua durata il talento della band, rivelandosi probabilmente il parto migliore dei finlandesi dai tempi di “Ghosts Of Loss”. Considerate certe scelte stilistiche, è ormai chiaro che gli Swallow The Sun non raggiungeranno mai la profondità di leggende come i My Dying Bride – come invece il debut “The Morning Never Came” poteva magari indurre a pensare – ma resta il fatto che il gruppo possa ora vantare esperienza e stoffa a sufficienza per essere a tutti gli effetti considerato una solida realtà e un nome su cui puntare quasi a occhi chiusi se si è appassionati di doom-death melodico e affini. È un buon accontentarsi.