7.5
- Band: SWALLOW THE SUN
- Durata: 02:43:00
- Disponibile dal: 13/11/2015
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Universal
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Non capita tutti i giorni di ritrovarsi tra le mani un triplo album, ma quella che poteva essere vista come una mossa presuntuosa ha fortunatamente dato esiti positivi. Negli anni abbiamo imparato ad aspettarci quasi tutto da un musicista come Juha Raivio: il compositore degli Swallow The Sun ci ha abituato a cose buone e altre meno buone nell’ultimo decennio abbondante, ma di certo non è mai stato possibile mettere in discussione il suo desiderio di provare nuove soluzioni all’interno del suono della sua band. “Songs From The North” è la nuova sfida del chitarrista: tre album dai toni diversi, ognuno dei quali volto ad approfondire uno specifico ingrediente del tipico stile Swallow The Sun. Il primo capitolo è indubbiamente quello più facilmente allineabile alla passata produzione dei finlandesi: siamo davanti a sonorità di matrice melodic doom-death, basate sul solito equilibrio/alternanza tra collera e leggiadria. Nulla di particolarmente nuovo, appunto, ma spicca l’ispirazione alla base di gran parte del materiale: erano anni che il sestetto non componeva tracce subito vincenti come “With You Came the Whole of the World’s Tears”, “Silhouettes” o “The Memory of Light”. In breve tempo ci si ritrova a pensare ai primi due full-length dei Nostri, quelli che ancora oggi vengono considerati l’apice della carriera, sposati con alcuni accenni più evidenti del solito a Type O Negative e Paradise Lost. Peccato che poi arrivi anche lo scivolone a cui il gruppo ci ha ormai abituato da qualche uscita a questa parte: su “Lost & Catatonic” Raivio e soci vogliono prima essere una doom-death metal band e poi, un momento dopo, fare il verso agli HIM. Sappiamo bene come il gruppo tenda a fare un po’ il ruffiano a volte, ma non possiamo che continuare a condannare queste trovate cosí puerili. Gli Swallow The Sun torneranno mai ad essere del tutto adulti? Le risposte che i due capitoli seguenti regalano sono per fortuna confortanti. “Songs From The North pt II” è un ottimo esperimento semi-acustico. Qui apparentemente liberi da quella smania di confezionare “singoloni” dalla quale ogni tanto si fanno tentare, i ragazzi disegnano una serie di soavi ballate dove la più fine malinconia regna sovrana. Il tetro intro “The Womb of Winter” prepara al meglio il terreno, ma è con la title track, “66°50’N, 28°40’E” e “Autumn Fire” che viene toccato l’apice del capitolo e forse dell’intero lavoro. Qui emergono a tutti gli effetti un’eleganza e una delicatezza che gli Swallow The Sun avevano sinora quasi sempre tenuto nascoste, distratti ora dalla fedeltà al metallo (comunque sempre gradita), ora da improbabili velleità “commerciali”. Ponendosi praticamente a metà strada fra gli Anathema e i Katatonia di “Dethroned and Uncrowned”, il sestetto ci dona una quarantina di minuti di assoluta serenità per poi scuoterci prontamente con la terza ed ultima parte dell’opera. Qui, come prevedibile, i finlandesi cambiano del tutto registro, concentrandosi sulla loro anima più doom, cupa e tradizionalista. La grazia e la ricchezza degli Skepticism e la pesantezza degli Shape Of Despair (giusto per citare dei connazionali di recente tornati sulle scene) sono su altri livelli, tuttavia il gruppo fa bene a rileggere questo stile che negli ultimi anni aveva un po’ accantonato: “The Gathering of Black Moths”, in particolare, è una mattonata che non si sentiva dai tempi di “Ghosts of Loss”. Ci sono rabbia e consistenza in questo ultimo tomo e, anche se qualcosa sa di riempitivo, a conti fatti si può dire che la band chiuda bene la maratona. Avevamo visto gli Swallow The Sun scendere a compromessi un po’ troppo spesso negli ultimi tempi, ma “Songs From The North”, pur con alcune ingenuità, ce li riconsegna in buonissima forma. A quest’ultimo va senz’altro la palma di album più accessibile di questo clamoroso autunno doom, ma è il caso di sottolineare come qui, una volta tanto, melodia e orecchiabilità non coincidano per forza con banalità.