8.0
- Band: SWALLOW THE SUN
- Durata: 00:56:34
- Disponibile dal: 15/11/2003
- Etichetta:
- Firebox Records
- Distributore: Masterpiece
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Probabilmente è dai tempi di quell’ultimo capolavoro targato My Dying Bride intitolato “The Dreadful Hours”, che in ambito doom non si ascoltava qualcosa di simile. A partorire questo album oscuro e sofferto, dal titolo emblematico “The Morning Never Came”, sono stati gli esordienti Swallow The Sun. Finlandia, terra dei ghiacci, fredda e ombrosa, come i sentimenti che traspaiono dall’ascolto di otto lunghi ed emozionanti brani scritti con il dolore cucito sul petto. Il paragone con i My Dying Bride ci può stare, anche se le tastiere qui sono meno percettibili, perché in tutti e due i casi abbiamo a che fare con un doom ricco di idee e soprattutto dinamico, lontano parente del doom più monolitico e minimale. L’uso delle tastiere ricorda i conterranei Ajattara, ma il feeling è solenne più che epico. All’interno della band figura M. Kotamaki, proveniente dagli assatanati Funeris Nocturnum, combo black metal che marcia a velocità impensabili per questi Swallow The Sun. Kotamaki si dimostra qui un valido cantante con una voce molto profonda ed incredibilmente simile a quella dei nostrani Dark Lunacy. Le melodie sono incalzanti e si stampano immediatamente in testa provocando subito delle immagini: colori freddi, scene quasi immobili che portano però verso un decadere inarrestabile. La lentezza dei brani accentua il carattere drammatico del songwriting di tutto rispetto e figlio prediletto della tristezza più disperata. Difficile scegliere quale portare sugli scudi tra i otto brani del cd, non ci sono mai cali di tensione anche se forse la parte centrale dell’album è quella più intensa. Un bellissimo pregio degli Swallow The Sun è quello di saper dar respiro alla propria musica: non doom/death metal claustrofobico quindi, ma un dolore che si irradia attraverso una landa già deserta e morta, divorando l’aria, contaminandola con note di dolore. Non siamo ai livelli catatonici dei Dolorian (finnici anch’essi), ma l’impatto è davvero molto simile. Per i ‘puristi’ del doom questi Swallow The Sun potranno sembrare troppo sofisticati e ruffiani nell’abbondare di riff melodici e momenti orecchiabili con le tastiere, ma è anche grazie a gruppi come questo che il doom metal può ambire a ritagliarsi uno spazio sempre maggiore all’interno del mondo del metallo estremo. Un’altra dimostrazione questa, nel bene o nel male, di come i gruppi del profondo Nord sembrino davvero possedere una marcia in più e una visione della vita più cupa…