SWANS – Birthing

Pubblicato il 21/06/2025 da
voto
8.5
  • Band: SWANS
  • Durata: 01:55:35
  • Disponibile dal: 30/05/2025
  • Etichetta:
  • Young God Records

Spotify:

Apple Music:

L’ultimo album degli Swans dal suono imponente ed orchestrale“: così Michael Gira aveva presentato “Birthing” all’uscita del primo singolo alla fine di febbraio, dichiarando che il loro diciassettesimo album sarà l’ultimo del periodo Swans iniziato con il timido “My Father Will Guide Me Up A Rope To The Sky”. Riformatisi nel 2010 dal solo Gira, dopo la parentesi degli Angels Of Light e senza la ex compagna Jarboe, l’evoluzione della storica band americana degli ultimi quindici anni è un’iperbole musicale che ha messo spesso a dura prova anche i fan più fedeli, con brani dalla durata estenuante e dilatati all’inverosimile.
Da quel capolavoro che fu “The Seer” gli Swans hanno esplorato in lungo e in largo ogni sfaccettatura delle ossessioni di Michael Gira, affiancato per l’evenienza da uno stuolo di collaboratori vari ed eventuali, dei quali i soli Phil Puleo, Chris Pravdica e Christoph Hahn hanno messo la firma su ogni disco del dopo reunion.
Il modus operandi che ha portato alla pubblicazione di “Birthing” è lo stesso da ormai tre lustri: ogni lavoro è preceduto dalla pubblicazione di demo acustiche in tiratura limitatissima, tour solisti e non, fotografati da successivi live album le cui vendite andranno a finanziare le registrazioni nel disco successivo. Il tutto in una sorta di microuniverso di fundraising che ha permesso a Gira di sostenersi indipendentemente e sopravvivere senza per forza piegarsi alle leggi di mercato.
Come ogni lavoro precedente, anche “Birthing” poggia le sue fondamenta su lunghissime suite dal mood apocalittico che spesso superano i venti minuti di durata, ma a differenza di dischi impenetrabili e pessimisti come “To Be Kind” o “The Glowing Man” questo nuovo capitolo sembra aprire verso orizzonti meno claustrofobici e più luminosi.
Già dal primo estratto “I Am A Tower” si notava una propensione maggior verso la costruzione di un suono orchestrale meno estremo e più virato verso il post-rock, in cui si viene lentamente trasportati su muri di chitarre slide, strumenti acustici come l’hammered dulcimer, percussioni varie ed epilettiche dal sapore jazz e un substrato elettronico di scuola ambient. Michael Gira, diventa un vero e proprio sacerdote della decadenza urbana, utilizzando la voce come un veicolo espressivo più vicino alla recitazione che non al canto vero e proprio, ritornando alla forma più classicamente rock nella seconda metà del brano in questione, in cui viene volutamente citato un classico come “Heroes” di Bowie con il suo andamento kraut e chitarre in feedback a disegnare melodie frippiane.
Uno dei momenti migliori della recente storia dei newyorkesi che già ha fatto ben sperare bene per il resto. Tutto il disco si dimostra all’altezza della loro carriera, non raggiungendo forse i picchi di “The Seer”, ma con una capacità di avvolgere e coinvolgere nonostante le quasi due ore di durata.
I due vertici dell’album, ovvero l’iniziale “The Healers” e la conclusiva “(Rope) Away”, ci riportano indietro ai fasti di “Soundtracks For The Blind” con densi arrangiamenti corali e delle armonie più vicine alla tradizione folk americana, per poi trasformarsi in un lento ed ipnotico serpente sonoro in cui la voce di Gira si contorce in vocalizzi catartici attraverso suggestioni ambient, muri noise devastanti e un finale carico di tensione.
La traccia che dà il titolo all’album porta con sè il tema del parto e i suoi lunghi ventidue minuti sono la colonna sonora di una nascita non solo fisica; un brano che vive dell’elettricità del noise rock e dell’eleganza acustica degli Angels Of Light, dei quali pare la diretta evoluzione.
Sarà questo il punto di partenza per l’eventuale, prossimo capitolo della band? Possibile. Un lento valzer a cui viene affidato, per gran parte della sua durata, lo scettro di protagonisti a strumenti come pianoforte, dulcimer e chitarre acustiche e in cui solo nei minuti finali si premura ad esplodere in un ossessivo monolite ritmico fatto di fiati, percussioni e chitarre slide.
È passata più di mezz’ora (e solamente tre brani) e i ritmi groovy di “Red Yellow”, dalla durata di ‘soli’ sei minuti e mezzo, sembrano voler strizzare l’occhio ai tempi di “The Great Annihilator” con una parvenza di forma canzone, non fosse per il cantato ipnotico in mantra e un tappeto di sax e ottoni praticamente free-jazz.
La grande sorpresa viene però con “The Merge” che, pur rimanendo coesa col resto, espande il suo suono avvicinandosi prepotentemente verso il dub. Un caos di rumori e muri di distorsioni anticipa uno dei brani più peculiari di tutta la discografia degli Swans, in cui una linea di basso circolare e una batteria riverberata all’inverosimile (suonata da Tim Wyskida di Blid Idiot God, Jodis, Insekt Ark e Khanate) fanno da fondamenta su improvvisazioni di vibrafono, sassofono e scariche di elettronica nella più pura scuola Pan Sonic. Un manifesto di totale libertà espressiva come forse mai si era sentito prima d’ora e che dimostra ancora una volta,  la grandezza della loro carriera.
“Birthing” chiude il cerchio di uno dei periodi artistici più produttivi e impegnativi degli Swans, e lo fa nel migliore dei modi, consegnandoci un album enorme e dalle molteplici sfaccettature, complesso ma non impenetrabile e pregno della dialettica musicale e lirica del suo deus ex machina che sembra lasciare questa volta più spazio ai suoi collaboratori.
Ad oggi non è dato sapere se ci sarà o meno un seguito (lo stesso Gira usa il condizionale parlando di future evoluzioni). Se così fosse “Birthing” è la rampa di lancio verso nuove possibilità espressive, ma se dopo invece dovesse esserci la parola fine non avremmo potuto chiedere un congedo migliore.
A mani basse disco dell’anno.

TRACKLIST

  1. The Healers
  2. I Am a Tower
  3. Birthing
  4. Red Yellow
  5. Guardian Spirit
  6. The Merge
  7. (Rope) Away
0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.