7.5
- Band: SYLOSIS
- Durata: 00:59:14
- Disponibile dal: 12/01/2015
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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I Sylosis sono un gruppo difficile da trattare: probabilmente sottovalutati, altrettanto probabilmente sopravvalutati, certo è che non amano spianarsi la strada davanti a loro con facilità. Da anni – dall’epoca del debutto sulla lunga distanza “Conclusion Of An Age” – si rimprovera alla band di non brillare per sintesi e varietà di soluzioni, propendendo per lavori dalla durata estenuante e per una ripetitività di idee quantomeno, alla lunga, stucchevole. Un gruppo valido e notevole, per il resto, capitanato da un songwriter, Josh Middleton, che ha tirato su la sua creatura fin da giovanissimo e che è riuscito nel tentativo, arduo, di realizzare una propria personale versione del thrash metal progressivo e aperto ad altre sottocorrenti limitrofe, senza dimenticare il grande insegnamento proveniente dai vecchi maestri della Bay Area, Metallica su tutti. Ora, dopo l’incidente stradale di un anno e mezzo fa e l’avvicendamento del drummer Rob Callard con il nuovo Ali Richardson (Bleed From Within), i Sylosis tornano con il quarto full-length album, “Dormant Heart”, che finalmente mette un serio limite alle discussioni sui suoi autori risultando un platter del tutto convincente e appassionante, più vario rispetto ai suoi predecessori e, come per magia, molto più ascoltabile tutto d’un fiato, nonostente il minutaggio non si sia affievolito in pesantezza. I Nostri non hanno mutato forma d’espressione – sempre di progressive thrash metal stiamo scrivendo – ma ogni episodio fa storia a sè, dotato di viva identità, facile riconoscibilità (forse il solo “Overthrown” può far gridare al filler di turno) e ottima verve compositiva. Ed è solo questo che si chiedeva a Middleton e compagni: non annoiare durante l’ascolto, non tediare dopo mezzora di fruizione. Le tracce di “Dormant Heart” guadagnano punti sotto tutti gli aspetti: più assetate di velocità nei momenti aggressivi; con assoli da capogiro quando la voglia e il bisogno di solismo travalicano ogni ritenzione; una molteplicità di ritmi e riff cadenzati, alternati benissimo fra di loro in un saliscendi organico e perfettamente apprezzabile; pattern di batteria esaltanti e trainanti, opposti a sezioni atmosferiche e cariche di pathos che ampliano lo spettro di sensazioni associabili alla musica – finora un po’ troppo ‘fredda’ – dei Sylosis; melodie, portanti e non, di grande spessore. Insomma, per farla breve: un ottimo ritorno sulle scene con il lavoro fin qui migliore della loro discografia. Da rivedere, oltre ovviamente all’immancabile prolissità, solamente le linee vocali di Josh, che se da un lato si adopera nel trovare il giusto spazio ad un lodevole uso delle clean vocals, dall’altro appare ancora un po’ monotono nello scream. Ma queste, a ben vedere, sono quisquilie che non devono inficiare il valore di un album davvero da applausi. Entrando un attimo nel merito dei singoli episodi, prima di chiudere, secondo noi vanno segnalati assolutamente, in ordine sparso, “Harm”, “To Build A Tomb”, il primo singolo “Mercy”, la title-track e la quadrata e marziale “Servitude”, con tutta probabilità uno dei pezzi più ‘semplici’ mai composti dai Sylosis e che, guarda caso, spacca di brutto. E complimenti, dunque, ai ragazzi inglesi, che con “Dormant Heart” si toglieranno un bel po’ di sassolini dalle scarpe. Potenza ad arte.