6.0
- Band: SYLOSIS
- Durata: 00:58:16
- Disponibile dal: 05/10/2012
- Etichetta: Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
Spotify:
Apple Music:
I britannici Sylosis arrivano al terzo disco su Nuclear Blast, album che, presupponiamo, può andare a rappresentare una sorta di prova del nove della maturità di questa (una volta) promettentissima thrash metal band. Dopo due lavori apprezzati ma non del tutto, quali “Conclusion Of An Age” e “Edge Of The Earth”, il quartetto capitanato dal cantante-chitarrista Josh Middleton si ripropone in questo “Monolith” senza cercare per nulla di limare i difetti principali che assillano la formazione di Reading fin dall’esordio, ovvero una debordante e fastidiosa prolissità e una sconfortante mancanza di sintesi. Purtroppo, nell’ambito di un genere in cui l’urgenza espressiva e l’immediatezza della fruizione svolgono un ruolo importante, le carenze succitate continuano a tarpare le ali ai Sylosis. Ma non solo. Esistono band thrash, passate e presenti, che sanno gestire molto bene un songwriting elaborato e pezzi dal lungo minutaggio senza ottenere l’effetto stancante che invece palesano, in quasi tutte le composizioni, i Nostri sotto esame. La tracklist è monolitica e ripetitiva e, se da un lato ben si confà al titolo dell’opera, dall’altro castra e sfuma anche gli episodi meglio riusciti o la comunque sufficiente sequela di riff assassini partoriti. Prese singolarmente, infatti, le canzoni dei Sylosis non sbagliano quasi mai approccio, alternando tipiche ritmiche di thrash terremotante e ficcante, aperture ariose ed epiche con melodie rilassanti, assoli vorticosi e anche di buon gusto, linee vocali arcigne e urticanti, arrangiamenti non troppo ricercati ma comunque ben curati, sezioni acustiche decisamente MachineHeadiane. Il guaio risede dunque nella visione d’insieme, quando si arriva a fine ascolto e ci si chiede se qualcosa è rimasto in mente: poco, pochissimo, quasi niente; troppo materiale superfluo, troppi riff tutti uguali, troppe strofe identiche, brani poco riconoscibili, se non al quarto-quinto ascolto… Insomma, un disco thrash metal che annoia non dovrebbe neanche essere concepibile, giusto? Bastavano quaranta minuti di musica o poco più, sei-sette tracce in tracklist, fra le quali magari inserire la ghost-track (una semi-ballad più che discreta!) udibile invece a fine nastro, solo dopo un silenzio di dieci minuti. Tante scelte discutibili per un gruppo che ha la fortuna di incidere per una label potente e importante, ma che ancora una volta non ci convince del tutto. E che, a dire il vero, comincia un po’ a stancarci.