7.0
- Band: SYLVAINE
- Durata: 00:49:50
- Disponibile dal: 04/03/2022
- Etichetta:
- Season Of Mist
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Kathrine Shepard, meglio nota come Sylvaine, ritorna con “Nova”, il quarto album della propria carriera, il terzo a venire pubblicato sotto l’egida della nota Season Of Mist. La polistrumentista norvegese si conferma anche qui innamorata di quel personaggio solitario palesato nelle prove precedenti: quella sorta di cantastorie fortemente legata al mondo magico e mistico, la cui arte sembra destinata solo ed esclusivamente alla solita ristretta cerchia di appassionati. Un album intriso di spiritualità e religiosità, il quale durante il suo sviluppo fa di tutto per trasmettere un marcato mood trascendentale. Questo aspetto ieratico e spirituale è ancora una volta ben accentuato da una produzione particolarmente misurata, che dona profondità e placidità alla voce, alla ripetizione salmodiante dei versi e ad arrangiamenti che prediligono un andamento circolare dei suoni, il quale spesso li rende ancestrali e ipnotici.
Il buon Neige questa volta non è presente sul disco, ma le similitudini con gli Alcest e le loro atmosfere sognanti continuano ad abbondare. Del resto, come accennato, Sylvaine rinnova in più punti il suo spiccato approccio mistico e contemplativo nella scrittura e nell’interpretazione. Il post-black metal ampiamente venato di mellifluo post rock/dream pop della musicista scandinava si muove spesso in punta di piedi, dando qui maggiore risalto ai cori e agli intrecci vocali, come a volere dare l’illusione che tali armonie provengano da un qualche tipo di spirito buono, assimilabile a elfi, ninfe, guardiani dei boschi… tutte entità depositarie di un sapere soprannaturale sconosciuto agli uomini. In ogni caso, questa volta anche le partiture più aggressive risultano ben gestite e meglio incorporate all’interno delle canzoni: le percussioni danno ritmo e nervi e, in generale, si percepisce maggiore convinzione da parte di Sylvaine, con il risultato che la tracklist evita di sfumare eccessivamente in una specie di dream pop silvano alla lunga ripetitivo e stucchevole. Certo, il paesaggio dell’anima disegnato da queste nuove composizioni a tratti non sembra altro che la somma di influenze mutuate dai primi tre/quattro album degli Alcest, ma episodi come “Mono No Aware” riescono comunque a scuotere il nostro sentire e non lasciano indifferenti, regalando sprazzi di genuino romanticismo senza scadere nell’ampollosità. Una prova dunque mediamente convincente per Sylvaine, forse a oggi la più matura del suo percorso artistico.
