9.0
- Band: SYMPHONY X
- Durata: 00:46:23
- Disponibile dal: 06/11/1995
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: Universal
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A differenza delle difficoltà incontrate per la pubblicazione del primo album, con “The Damnation Game” i Symphony X riescono ad avere un contratto sin da subito con un’etichetta, la InsideOut Music, in grado di distribuire il lavoro anche al di fuori del Giappone, per cui possiamo dire che questo secondo full-length rappresenta il vero trampolino di lancio per la band americana. Pur non raggiungendo, a nostro parere, i livelli di quello che sarà il loro disco successivo, un grandissimo capolavoro quale “The Divine Wings Of Tragedy”, parliamo comunque di un bellissimo album. La novità principale è rappresentata dal nuovo cantante, Russell Allen, che sicuramente fa compiere alla band il definitivo salto di qualità: pur riconoscendo, infatti, al precedente singer, Rod Tyler, una voce alta e una buona tecnica, il nuovo cantante si rivela sicuramente più efficace in quanto a potenza e a versatilità. La band conferma poi tutte le proprie grandi qualità a livello sia tecnico che di songwriting e mantiene nel proprio stile gli elementi progressivi che già s’intravedevano nel primo disco, accentuando ulteriormente gli spunti neoclassici, ora maggiormente esaltati anche dalle tastiere di Pinnella, oltre che dalle chitarre di Romeo. Un discorso a parte va fatto per i cori, ancora una volta maestosi ed imponenti, ma resi ulteriormente importanti grazie al preziosissimo apporto di Allen. Il disco si apre con un pezzo complesso e dalla raffinata tecnica quale la title track, che riesce subito ad impressionare e a far capire quale sia il livello della band (del resto ancora praticamente sconosciuta, dato che, lo ricordiamo, il primo album era stato pubblicato solo in Giappone al momento dell’uscita di “The Damnation Game”). Molto bello il brano successivo, “Dressed To Kill”, dotato peraltro di un refrain al tempo stesso potente e melodico, ma è con “The Edge Of Forever” che ci troviamo di fronte ad uno dei primi capolavori della band: si tratta di una traccia che si articola in circa nove minuti e che riesce ad incantare per le sue atmosfere, che prendono vita tra trame progressive e cambi tematici. Sicuramente più diretto è “Savage Curtain”, un pezzo che forse più di altri rende l’idea di quanto diverso sia l’apporto di Allen rispetto a Tyler, al quale fa seguito “Whispers”, un brano invece decisamente più melodico, nel quale la band riesce ad emozionare e a creare un certo lirismo con suoi bellissimi cori. Si torna su sonorità decisamente più dure e veloci con “The Haunting”, un altro pezzo power/prog davvero intrigante e “Secrets”. Il finale è affidato a “A Winter’s Dream”, una suite divisa in due parti: la prima, intitolata “Prelude”, costituisce più che altro una sorta di intro, caratterizzata da una bellissima interpretazione di Allen, accompagnato dal piano, mentre si entra nel vivo del brano con la seconda, “The Ascension”, un’altra autentica perla che chiude nel migliore dei modi questo bellissimo album. Gran disco, realizzato da una band ormai pienamente consapevole delle proprie qualità e nel pieno della propria maturità artistica, che inevitabilmente spianerà la strada per i successivi capolavori.