9.0
- Band: SYMPHONY X
- Durata: 01:05:23
- Disponibile dal: 24/03/1997
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: Audioglobe
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“The Divine Wings Of Tragedy” è il terzo album degli statunitensi Symphony X ed è proprio da qui che la band ha cominciato ad accrescere la sua fama, fino a diventare, volenti o nolenti, uno dei gruppi di riferimento del progressive metal, influenza di innumerevoli band che, con fortune alterne, hanno voluto replicare la commistione di potenza, melodia ed atmosfera dei Nostri. Dopo un debutto incerto (specialmente a causa della prova minuscola di Rod Tyler alla voce) ed un seguito valido solo a tratti (ma ‘prova tecnica’ per il nuovo arrivato, tuttora immenso, Russell Allen), la band di Michael Romeo ha decisamente stupito pubblico e critica con un album che, per produzione, ispirazione ed idee, sembra registrato l’altroieri (qualunque sia l’anno, da qui all’infinito, in cui lo si ascolterà). Una volta che ci scontriamo con le chitarre dell’opener “Of Sins And Shadows”, molto vicine ai migliori Pantera, non possiamo rimanere indifferenti, in particolar modo dopo l’attacco di Allen, una delle ugole più riconoscibili, tecniche e potenti che ci sia capitato di ascoltare. Le melodie sono di prima classe, così come le costruzioni corali che solo ad un ascolto disattento possono ricordare quelle dei Queen; niente di più sbagliato, in quanto i cori dei Symphony X costituiranno da qui in avanti uno degli elementi distintivi ed inequivocabili della band. Gli assoli di Michael Romeo, vero deus ex machina, compositore principale e protagonista indiscusso, sono sempre iper-tecnici, pieni di gusto e dotati di quel carisma che permette di catturare l’attenzione anche dell’ascolatore non musicista. Idem dicasi per “Sea Of Lies”, altro classico della band dove, oltre ai già citati elementi, possiamo apprezzare il lavoro certosino delle tastiere di Michael Pinnella e del basso di Thomas Miller. La neoclassica “Out Of The Ashes” ci lascia a bocca aperta per perizia melodica e tecnica, mentre la successiva “The Accolade” ci mostra tutte le sfaccettature dinamiche della formazione, che in un mid-tempo come questo riesce a mostrare mille anime, per sfociare in uno dei ritornelli più memorabili del genere (sarà pubblicata una ‘versione 2′ in “The Odyssey” del 2002). Passiamo a “Pharaoh”, ovvero il pezzo più Dream Theater-oriented di tutto l’album, che sicuramente avrà attirato ben più di un fan del classico progressive metal alla corte dei Symphony X. E torniamo in territori più heavy con “The Eyes Of Medusa”, con l’aggiunta di inserti di tastiera vicini alle sonorità del nostro Claudio Simonetti (Goblin) ed una performance vocale quanto mai sentita ed interpretativa. Cambiamo completamente le carte in tavola con la sinistra, velocissima e teatrale “Witching Hour”, dove tanto per cambiare la chitarra di Romeo fa letteralmente faville. E’ giunta l’ora della suite, ispirata dal “Paradiso Perduto” di John Milton (che verrà poi ripreso più approfonditamente dieci anni dopo in occasione dell’album intitolato appunto “Paradise Lost”), una summa di tutta la classe di una band che davvero, da questo momento in avanti, ha dimostrato di non sbagliare alcun colpo. Qui c’è tutto quello che si possa chiedere ad una suite progressive: melodie, cambi di tempo e di atmosfera, temi ricorrenti e memorabili, tecnica. A chiusura dell’album, la ballad per antonomasia, ovvero “Candlelight Fantasia”, commovente ed affascinante, dotata di aperture orchestrali seconde solo ai Savatage. Tutto questo, e molto di più, ovviamente, è “The Divine Wings Of Tragedy” dei Symphony X, un album classico che non deve assolutamente mancare nella collezione di qualsiasi estimatore del progressive metal e dell’heavy in generale.