9.0
- Band: SYMPHONY X
- Durata: 00:52:51
- Disponibile dal: 13/03/1998
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: Universal
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Reduci dal successo e dagli straordinari riscontri ottenuti con un capolavoro come “The Divine Wings Of Tragedy”, i Symphony X non perdono tempo e a breve pubblicano un nuovo lavoro, intitolato stavolta “Twilight In Olympus”. Peraltro, si registra un cambio in line-up, perchè Jason Rullo viene temporaneamente sostituito da Tom Walling alla batteria. Tutto avviene però con una certa rapidità e il nuovo album è presto pronto, per cui era facile immaginare come la band non si sarebbe discostata più di tanto dal disco precedente, cercando in qualche modo di replicarne i fasti. In effetti, Romeo e compagni confermano di essere in quel periodo quanto mai ispirati, perchè riescono ancora una volta a realizzare un grandissimo disco. Rispetto a “The Divine Wings Of Tragedy” magari c’è qualcosa in meno, nel senso che la title track del precedente album è una suite praticamente irraggiungibile, per quanto obiettivamente “Through The Looking Glass” sia comunque un ottimo brano; c’è poi da dire che con “Lady Of The Snow” la band tenta di riproporre qualcosa di simile a “Candlelight Fantasia”, ma stavolta con risultati certamente non paragonabili. Al di là di questo, “Twilight In Olympus” è un gran bel disco: oltre alla già citata “Through The Looking Glass”, suite di circa tredici minuti suddivisa in tre parti, spiccano in apertura “Smoke And Mirrors”, e “Church Of The Machine”, due bellissime tracce di power/prog neoclassico in perfetto stile Symphony X. “Sonata” è invece una breve strumentale che riprende la Sonata n. 8 in Do minore di Ludwig Van Beethoven: un pezzo delicato, che ripropone con chitarra e tastiere un tema di musica classica. Si torna decisamente a sonorità più metal con “In The Dragon’s Den”, il pezzo forse più diretto ed immediato del disco, ma non sono da meno “The Relic” e “Orion – The Hunter”, a nostro parere due tra le tracce più belle nel repertorio dei Symphony X. In chiusura, “Lady Of The Snow” delude un po’, perchè si tratta di una ballata che, pur riuscendo a coniugare sonorità orientali ad atmosfere nordiche, non riesce a creare la stessa magia di altre ballate realizzate in passato dalla band (“Candlelight Fantasia” su tutte oppure la stessa “Whispers”). A ogni modo, resta il fatto che ci troviamo di fronte ad un altro capolavoro, forse un po’ oscurato dal suo ‘ingombrante’ predecessore, ma che resta un disco di assoluto valore, tra i più belli nella discografia della band.