8.5
- Band: SYMPHONY X
- Durata: 01:02:46
- Disponibile dal: 09/10/2000
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: Universal
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I Symphony X avevano pubblicato con “Twilight In Olympus” un disco che bene o male seguiva la rotta tracciata da “The Divine Wings Of Tragedy”. Per il loro quinto full-length, decidono di introdurre invece qualche novità: anzitutto, precisiamo come in line-up rientri Jason Rullo dietro le pelli, mentre stavolta è il bassista Miller a lasciare, sostituito dall’ennesimo Micheal del gruppo (oltre a Romeo e Pinnella), ovvero LePond. Un cambio, questo, di non poco conto, sia per lo stile particolare di Miller, sia perchè di fatto quest’ultimo, insieme a Romeo e Pinnella, era stato sempre uno dei principali compositori del gruppo: benchè, infatti, compaiano ancora tra gli autori anche gli altri membri, comincia in maniera più decisa un processo di accentramento dei lavori da parte di Romeo, dovuto in particolare anche ad un’altra novità. Infatti, per la prima volta, il chitarrista decide di avvalersi per un album dei Symphony X di orchestrazioni realizzate interamente al computer: un cambiamento non da poco, perchè se nella musica della band queste avevano avuto sempre un ruolo importante, ora si è scelto di far ricorso a suoni campionati. Ciò comporta, com’è ovvio, alcuni vantaggi ma anche alcuni svantaggi. Infatti, Romeo ha la possibilità di avvalersi di timbri e soluzioni paragonabili a quelli di una vera orchestra, pur utilizzando un budget certamente più ridotto rispetto a quello che sarebbe stato necessario con dei musicisti veri, oltre al fatto di poter lavorare con calma in studio, piuttosto che registrare tutte le performance in poche sessioni. Per contro, si avverte come i suoni siano sovrapposti e non procedano secondo uno sviluppo propriamente sinfonico, come se venissero utilizzate delle tastiere aggiuntive piuttosto che un’orchestra vera e propria. Un altro aspetto da evidenziare, è che tutta la tracklist viene presentata come una sorta di unica suite e ciò giustifica la presenza di piccole tracce che fungono da raccordo tra le varie parti: anche sotto questo profilo, si tratta di una scelta che, se da una parte consente di inserire una serie di intro e preparare determinate atmosfere, d’altro canto non aggiunge poi più di tanto a canzoni che, volendo, funzionerebbero benissimo da sole, senza bisogno di creare alcuna sorta di collegamento. Sì, perchè in effetti, al di là di tutto, la band dimostra di possedere ancora una buona ispirazione dal punto di vista compositivo, per cui troviamo nel disco tante belle tracce. Tra queste, annoveriamo senz’altro “Evolution (The Grand Design)”, “Fallen”, la malinconica “Communion And The Oracle”, “Absence Of Light”, “Egypt” e la seconda parte di “Rediscovery”, una traccia di dodici minuti, durante i quali i Symphony X riescono a sfoderare al meglio tutta la loro vena progressive, per non parlare di un’autentica perla quale “A Fool’s Paradise” nella quale, peraltro, si può apprezzare un bell’intermezzo strumentale che cita Vivaldi. Pur essendo dunque un disco in qualche misura interlocutorio, che di fatto rappresenta un momento di passaggio per la band da una fase ad un’altra della propria carriera,”V: The New Mythology Suite” resta dunque un album di ottimo livello, che a nostro avviso merita di essere annoverato tra le migliori produzioni della band in assoluto.