7.0
- Band: TAAKE
- Durata: 00:43:34
- Disponibile dal: 08/12/2014
- Etichetta:
- Dark Essence Records
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Dopo l’ampia retrospettiva di “Gravkamre, Kroner Og Troner”, contenente i classici b-side, outtake e versioni alternative di vecchio materiale, ed il breve EP “Kulde”, i Taake tornano alla pubblicazione di nuovo materiale dopo “Noregs Vaapen”, convincente lavoro in studio le cui coordinate stilistiche vengono oggi riprese anche nel nuovo “Stridens Hus”. Poco è cambiato infatti nel songwriting di Hoest, mente assoluta dietro il progetto, che partorisce con una cadenza dalla regolarità strabiliante un nuovo vessillo di norwegian black metal di assoluto valore. Nato come valida realtà di seconda generazione, con i tempi che corrono oggi il nome Taake ha assunto sempre più credibilità nel rivestire il ruolo di guardiano del vecchio stampo black metal norvegese, visto la profonda trasmutazione stilistica ma anche geografica che sta vivendo il genere. In realtà, anche Hoest dimostra da qualche pubblicazione a questa parte numerosi innesti innovativi, letti però sempre secondo una lente legata al passato ed utilizzando mezzi assolutamente classici per il genere: ogni brano di “Stridend Hus” infatti, da “Gamle Norig” a “Orm”, da “Stank” a “Vinger” contiene elementi inusuali per ogni blackster vecchio stampo, siano improvvisi fraseggi chitarristici simil-hard rock o fugaci impressioni western (!) che si affacciano talvolta nelle composizioni. Ciononostante, non è stato scalfito il gusto bucolico, per certi versi vicino alla composizione classica, che da sempre caratterizza lo stile dei Taake. Non mancano bufere in tempo alternato, complesse strutture dissonanti, gravi cori di sottofondo o uscite di chiaro stampo black’n’roll, una costante nei lavori passati che viene oggi ripresa ed ammodernata e che permette di tracciare con facilità un coerente percorso musicale con il passato della band, che, giunta ormai alla sesta pubblicazione in full-length, può vantare il pregio di non aver mai commesso clamorosi passi falsi durante tutti questi anni. Forse non sentiremo più brani della caratura di “Vid I”, contenuto nel fondamentale “Nattestid Ser Porten Vid”, pezzi capaci di stamparsi indelebilmente nel cuore degli appassionati di black metal grazie a degli arrangiamenti e dei riff probabilmente irripetibili, ma siamo certamente di fronte a sette nuove composizioni che lasciano poco al caso e che permettono all’ascoltatore di entrare nel gelido mondo innevato messo in musica dal norvegese con un trasporto da cavallo di razza. Insieme a Carpathian Forest e pochi altri nomi, insomma, i Taake, mai come oggi, assurgono a paladini del black nord-europeo riuscendo ciononostante a non fossilizzarsi su strutture abusate ed andando sempre un passo oltre ad ogni nuovo album: una giusta fusione di tradizione ed innovazione che mantiene in vita e rinnova allo stesso tempo l’intero genere black metal.