6.0
- Band: TAAKE , WHOREDOM RIFE
- Durata: 00:24:14
- Disponibile dal: 20/03/2020
- Etichetta:
- Terratur Possessions
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Circa vent’anni separano le date di formazione di queste due band, e sebbene parlare di un passaggio di consegne risulti eccessivo, è indubbio come in questo split si confrontino due generazioni dal medesimo approccio verso la musica. Non solo in termini prettamente musicali, ma anche di attitudine e tematiche, a ben vedere.
I Taake fanno il loro mestierino senza infamia e senza lode, con un pezzo inedito e una cover: il primo, “Ubeseiret” mette in luce quel lato più punk che oltre ad aver sempre caratterizzato in maniera sotterranea la scena norvegese, ha un certo peso crescente nella proposta della band di Bergen; la lunghezza, certo, non è da brano dei Sex Pistols, e cresce col minutaggio la componente più nera, con un finale acustico inatteso e un po’ calato dal nulla. Nella seconda traccia Hoest rielabora “Heartland” dei Sisters Of Mercy, ma tenuto conto che il punto di forza della storica band inglese era l’affascinante voce di Andrew Eldritch, l’atmosfera dark pur evocata non basta per ricavare più di una pallida imitazione, per quanto personale. Più focalizzati i brani dei Whoredom Rife, con il loro attacco frontale e insieme epico, una cifra stilistica che li fa apparire ‘più trve dei trve’ nell’ottica della staffetta a cui facevamo riferimento in apertura; entrambi i brani occhieggiano al sound dei primi Emperor o dei Dissection, con un vago sentore viking particolarmente evidente nella marzialità evocata da “From Nameless Pagan Graves”.
Nel complesso, insomma, ci troviamo davanti a uno split album che non brilla per originalità, e quando anzi compaiono elementi meno canonici non sono proprio riuscitissimi; ma del resto lo stesso formato scelto non punta per definizione per inseguire un pubblico più ampio dei fan accaniti.