6.5
- Band: TANKARD
- Durata:
- Disponibile dal:
- Etichetta:
- Century Media Records
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Se penso ad una band “fun”, la primissima che mi viene in mente sono proprio i Tankard. Fautori da sempre (metà anni 80) di un thrash piuttosto rozzo, diretto, ed effettivamente poco vario (ma NON è un difetto!!), nel miglior stile tedesco, i Tankard si sono sempre distinti per il loro vero e proprio culto della birra (ma più in generale del bere tantissimo), culto che guarda caso fra i metallari (specialmente thrashers brutti e cattivi… ih ih) è più che diffuso, e per la loro attitudine tutt’altro che seria… provate a leggere un paio di testi a caso fra quelli di questo disco e capirete (“flirting with desaster… by mayonnaise” da Flirting with desaster). Da sempre loro stessi hanno ammesso che non hanno nulla da dire, suonano per divertirsi e per avere qualche occasione in più di procurarsi una piomba coi fiocchi. Quest’album naturalmente non tradisce la natura della band, anzi, è quasi un’ulteriore precisazione per chi non avesse ancora capito che “le altre bands vengono per suonare ma noi siamo qui per bere”, ma il thrash proposto dalla band è leggermente più influenzato dal punk/hardcore (succede molto spesso tra i gruppi thrash) più classico degli anni 80 (parlo di GBH, Exploited eccetera) che ha fatto storcere il naso a molti. In effetti non si può certo parlare di capolavoro ascoltando quest’album: alcune canzoni piaceranno sicuramente ai fan del “pa tu pa tu pa tu” (proprio perchè quello fanno), come la sopraccitata Flirting with desaster, la title track è un po’ epica (???) e sinceramente non è granchè, un altro paio sono praticamente hardcore (hot dog inferno). La produzione è egregia, fa il suo lavoro ma comunque è insipida, impersonale, non caratterizza in nessun modo particolare l’album… forse è questo uno dei maggiori difetti dell’album, il fatto di essere senza infamia nè lode… non dice nulla. Ma questo è proprio l’obbiettivo dei tankard, che con un certo orgoglio urlano al mondo “we are tankard and we have nothing to say” (non posso che dire “dei grandi”). Naturalmente se poi leggete i testi vi scapperà una qualche risata, a suon di birra, alcool, e “hot dog inferno” (puro delirio)… In sostanza l’album non è granchè a livello musicale, ma è stato composto con un’attitudine ed uno spirito davvero raro ai giorni d’oggi… è nato perchè SI VOLEVA che nascesse, perchè ci si divertisse e si passassero una quarantina di minuti senza pensare a nulla di particolare… solo un po’ di sana birra nel miglior stile di un tedesco “professionista”. Il voto è bassino perchè in effetti il valore dell’album non è alto, ma sono contento di averlo comprato e sinceramente sarei molto contento che più album così genuini ed onesti vedessero la luce. Piccola nota per la copertina: ritrae un ciccione in mutande seduto su un trono di casse di birra vuote, trionfante con un boccale di birra (Tankard in inglese) in mano.. all’interno ci sono degli squallidissimi fotomontaggi con il corpo di sto tipo con volta per volta le facce dei membri della band… notare poi la bonus alla fine dell’ultima canzone dopo qualche minuto di silenzio: peti fatti con le mani conditi da risate alcoliche! Come ho detto sopra, dei grandi….