5.0
- Band: TANKARD
- Durata: 00:40:06
- Disponibile dal: 20/06/2014
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Che bello, l’estate si avvicina e i Tankard ci offrono una manciata di nuove canzoni per affrontare il caldo all’insegna di motivetti allegri in salsa thrash metal da accompagnare rigorosamente con birra tedesca in mano. Questo il pensiero non appena ci è stata assegnata la recensione del nuovo album della quarta band di thrash metal più famosa in Germania, quella che ha sempre vissuto – ingiustamente a parer di chi scrive – all’ombra della triade Kreator-Sodom-Destruction, in rigoroso ordine di preferenza personale. E invece non sarà così. I Tankard hanno commesso un passo falso. Ci eravamo abituati bene con release giustamente distanziate nel tempo, almeno nella loro seconda parte di carriera. È dal 1998 infatti, che i Tankard pubblicano un album ogni due anni esatti, senza mai sbagliare un colpo. Purtroppo, però, quest’anno hanno toppato. Avranno pensato troppo ai Mondiali, da grandi appassionati di calcio quali sono, chissà… E quindi l’album confezionato per noi, il sedicesimo di una lunga carriera iniziata nel 1983, è un insieme di canzonette poco ispirate. Non che da loro ci si aspetti chissà cosa in termini di innovazione, sia chiaro. Quel che manca, a differenza di tutti gli altri album, è la verve, l’ispirazione. Tranne un paio di pezzi, le canzoni scorrono via banalmente, con la batteria che grossomodo risuona sempre uguale, senza mai alternare quei cambi di tempo che donano brio alle loro composizioni. Anche durante i soli di chitarra non c’è quel vezzo che li ha contraddistinti nelle recenti pubblicazioni. Ma cerchiamo di argomentare le nostre ragioni. “War Cry” e “Fooled By Your Guts” sono due pezzi banali, noiosi fino alla morte. L’anthem “R.I.B. – Rest In Beer” è anch’essa canzone piuttosto sciatta, ma almeno osa un po’ con un coro orecchiabile che poi sfocia nell’epico con l’entrata di un refrain solenne, un coro da chiesa. Almeno c’è originalità, anche se non ci piace proprio la struttura del pezzo. Si salvano dal lotto, leggermente, “Hope Can’t Die” e “Breakfast For Champion”, la nostra preferita dell’album, unica canzone veramente degna delle ultime produzioni Tankard prima di “R.I.B.”. Chiude il lavoro una baldanzosa “The Party Is Over ‘Til We Say So”, rapida e gradevole sfuriata che indora un pillola che non ci è piaciuta affatto. Succede anche ai migliori di steccarne una. Siamo delusi dal nostro partner, ma la fiducia in loro non verrà meno mica per un solo passo falso in trentun’anni di onorata carriera, no? Aspettiamo il 2016 e mi raccomando Tankard: ispirati, eh!