6.0
- Band: TAUR-IM-DUINATH
- Durata: 00:24:24
- Disponibile dal: 04/05/2016
- Etichetta:
- Depressive Illusions Records
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Dal momento che “Randir” rappresenta un esordio assoluto per la one-band mand campana Taur-Im-Duinath, concentreremo la nostra attenzione principalmente sul contenuto musicale di questo breve dischetto, senza troppo dilungarci in presentazioni e convenevoli che poco si addicono a questa nuova e giovane realtà del salernitano. “Randir” contiene tre tracce musicali, escluso un interlocutorio brano introduttivo, votate pienamente al black metal, di quello semplice, basilare, assolutamente inserito nella gloriosa tradizione anni ’90 e alla seminale corrente musicale che è andata formandosi e delineandosi nella fredda Scandinavia di quegli anni, andando a riproporre da vicino quanto Darkthrone, Burzum e primi Gorgoroth hanno gloriosamente composto oltre vent’anni fa. La prima sensazione che si ha, passando da “Scrutare L’Abisso” a “Fochi Estinti” fino alla finale “La Chiusura Del Cerchio”, è infatti quella di una riproposizione fedele dei canoni ormai arcinoti che queste band hanno fissato con le loro opere musicali, senza trovare in realtà particolari spunti personali che permettano di distinguere “Randir” da una qualsiasi delle migliaia delle uscite di settore che invadono il mercato da due decenni abbondanti a questa parte. Questa affermazione naturalmente comporta tutti i difetti, sì, ma anche tutti i pregi del caso, visto che non possiamo certo rimproverare al giovane F. una scarsa conoscenza del black metal originario, o la volontà di proporre necessariamente qualcosa di originale, sfociando in un esperimento maldestro e dal risultato incerto: al contrario, ci troviamo di fronte ad un songwriting abbastanza asciutto, conciso, diretto senza esitazione all’evocazione di atmosfere glaciali che pur nei loro momenti di maggiore apertura non si allontanano mai dalla radice ferale e terrena del black metal nordeuropeo. Qualche spiraglio di varietà filtra furtivo giusto nel finale dell’ultima traccia, dove sembra quasi di percepire un certo calore emotivo da parte di F., ma sono sensazioni fugaci che scompaiono rapidamente al termine dell’ascolto. Innamoratosi probabilmente dei grandi capisaldi del black novantiano, questo valente compositore di Eboli ha deciso di dare vita alla sua personale interpretazione del genere con questo “Randir”, realizzando un lavoro forse ingenuamente troppo attaccato alle gonne dei suoi ispiratori, ma allo stesso tempo, e per lo stesso motivo, difficilmente attaccabile nelle sensazioni sincere, intime ed oscure trasmesse in questi venti minuti di musica. I parametri dell’inventiva e dell’originalità non sono certo i valori assoluti con cui poter valutare qualsiasi proposta musicale, soprattutto in un genere come questo, ma siamo sicuri che con un pelo di sicurezza nei propri mezzi ed un po’ di esperienza in più i Taur-Im-Duinath sapranno naturalmente staccare il soffocante cordone ombelicale che li lega al passato e realizzare qualcosa di comunque tradizionale, ma più caratteristico e riconoscibile.