6.0
- Band: TAV
- Durata: 00:54:13
- Disponibile dal: 26/06/2020
- Etichetta:
- Ván Records
- Distributore: Audioglobe
I TAV sono una formazione tedesca nata nel 2017 che, grazie al supporto della Vàn Records, si affaccia sulla scena musicale con un primo full-length, orgogliosamente presentato come privo di confini, sperimentale ed atmosferico. Se, però, provassimo a tracciare qualche coordinata, alcuni nomi potrebbero facilmente essere fatti per dare un’idea della proposta della band: tra i solchi di “I”, infatti, troviamo echi di Harakiri For The Sky, Sòlstafir, Alcest, Russian Circles, per non citare gli immancabili Pink Floyd. Le sei composizioni dell’album si distendono con sonnolento languore, assestandosi quasi sempre su una durata tra gli otto e i dieci minuti. La trama ritmica è ipnotica e ossessiva, con l’alternanza di momenti cadenzati ad altri più insistenti dalle reminiscenze black metal; le chitarre, invece, propagano onde sonore dilatate, utilizzando strutture e riff minimali, pensati per creare un ambiente sonoro buio ed offuscato. L’intento dei TAV, dunque, appare evidente: manipolare la materia sonora del post-rock, dello shoegaze, del rock atmosferico, per andare a disegnare un paesaggio spoglio e malinconico. Sfortunatamente non possiamo dirci pienamente soddisfatti dal risultato finale. La tanto celebrata volontà di trascendere etichette e generi si traduce di fatto in sonorità tutt’altro che innovative, ma questo sarebbe un problema nettamente secondario se la qualità delle composizioni fosse di alto livello. “I”, invece, cede spesso e volentieri il passo alla noia, come se lo stile volutamente ipnotico e ridondante scelto dalle band fosse più un espediente per nascondere un songwriting ancora acerbo e povero. Un altro punto a sfavore, infine, è dato dalla voce del cantante, che non è dotato né di un timbro, né di una vocalità memorabili, tanto da finire relegata anche nel mixing in un ruolo quasi secondario. Un lavoro come “I”, dunque, rappresenta la prova di quanto sia difficile padroneggiare uno stile così sfuggente e fragile: i TAV non sembrano ancora aver raggiunto la maturità necessaria, vedremo se il secondo album saprà invertire questa tendenza.