TAV – The Ashen Trail

Pubblicato il 24/12/2024 da
voto
7.5
  • Band: TAV
  • Durata: 00:43:11
  • Disponibile dal: 29/11/2024
  • Etichetta:
  • Ván Records

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Creatura strana, sorniona e spettrale, quella dei Tav. La formazione tedesca ha esordito sulla lunga distanza quattro anni fa con il disco omonimo, manifestando una speciale sensibilità per tutto ciò che fa oscurità, nel suo formato atmosferico, impalpabile, lieve ma profondo. Strutture aperte, tra post-rock/metal, doom, progressive, soundtrack e inflessioni gotiche/darkwave. Un album difficile da inquadrare, non semplice né immediato, ma a suo modo scorrevole e magnetico, ombroso senza risultare oppressivo, potente ed enfatico e pregno di un’aura magica, sovrannaturale, che non è raro associare a pubblicazioni marchiate Vàn Records, loro casa discografica.
Nel 2024 i Tav insistono nel portare avanti un discorso lontano da facili paragoni, stringendo maggiormente le fila per un approccio più affine a una vera forma canzone, per quanto dilatata e non esattamente sintetica. Se in “Tav” l’idea era quella di costruire dei brani-mondo di ampie vedute, esplorativi, all’interno dei quali intrecciare sperimentazione sonora, ricercatezza e un’idea melodica comunque solida e non dispersiva, in “The Ashen Trail” è proprio attorno a melodie di più facile comprensione che si sviluppa l’intera narrazione. Ed è nel gusto del racconto, in una volontà di portarci nella loro dimensione musicale e mentale prediletta, incline a stati meditativi, riflessioni colte e filosofiche, che si va a trovare il filo conduttore dell’album nella sua interezza.
L’impianto atmosferico, l’effettistica contornante la strumentazione più classicamente metal, rimandano anche in questa occasione a un mondo notturno, per alcuni aspetti quasi incantato, sospeso nel tempo; sono meno dilatati gli spazi, c’è minore astrattismo, le chitarre, la voce e le ritmiche hanno un tono più deciso e squillante. Come se pur tenendosi un po’ distanti dai generi e facili paragoni, i Tav si fossero portati su un fronte più metal, segnalando assonanze insospettabili. Infatti, le linee vocali menestrellesche e l’alternanza di vuoti e pieni che la loro musica porta con sé, tra pennellate doom, stacchi acustici e soundscape malinconici, riporta addirittura a certo progressive metal di seconda metà anni ‘80/primi ’90. Una specie di fusione tra doom/post-rock e le elaborate trame dei primi Fates Warning e dei Psychotic Waltz.
Il tono perennemente intristito, la calma e la pacatezza caratterizzanti ogni traccia avvicinano i misteriosi tedeschi all’operato dei The Cure, e non è difficile trovare parallelismi proprio tra “Songs Of A Lost World” e le eleganti, gentili note di “The Illusory Circle”. Nonostante la maggior compattezza dell’insieme di cui parlavamo in apertura, i brani continuano ad avere una struttura libera e in moderato crescendo, con qualche accelerazione e strofa più trascinanti, ma una generale propensione a ingrossarsi e divenire sempre più potenti e cariche di pathos col passare dei minuti.
A testimonianza del background eterogeneo della formazione, ci sono anche frangenti vicini a un sentire hard rock/psichedelico settantiano, come nella più orecchiabile “A Pilgrim’s Dream Of Death”, che mette in luce la volontà di essere un po’ più grintosi e meno controllati rispetto al debutto. Bene anche quando ci si adagia in un efebico minimalismo, in una “Shards” affine al crooning più elaborato e retta quasi per intero da un movimentato arpeggiato per tutta la prima metà.
A volte verrebbe da chiedere alla band maggiore slancio e qualche sezione più impetuosa, momenti più tipicamente metal che in effetti sono stati introdotti in modo più massiccio, se pensiamo ai contenuti di “Tav”: considerato che il gruppo pare trovarsi a suo agio anche in una dimensione più grintosa e diretta, non sarebbe male poterne godere ulteriormente.
Detto allora che l’incedere calmo e moderato rimane una peculiarità importante, e in talune occasioni un piccolo limite, accogliamo con piacere questa seconda prova su lunga distanza dei Tav. Avendo inoltre avuto modo di ‘assaggiarli’ dal vivo in estate, in una delle loro rare esibizioni, pensiamo possano avere un positivo futuro davanti a sé. Sempre che la notte da cui provengono non li inghiotta nuovamente…

TRACKLIST

  1. Sacred Feather
  2. The Illusory Circle
  3. A Pilgrim's Dream Of Death
  4. Shards
  5. Durch die Schluchten, in den Schatten
  6. The Ashen Trail
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