7.0
- Band: ABYSSAL , TCHORNOBOG
- Durata: 00:47:57
- Disponibile dal: 25/11/2022
- Etichetta:
- Lupus Lounge
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Per anni relegato (quasi) esclusivamente alla dimensione underground più marcia e incorruttibile (pensiamo a varie uscite targate Iron Bonehead o Nuclear War Now!), il formato split si sta a poco a poco riappropriando di un’identità non fatta esclusivamente di registrazioni approssimative e spirito ‘da defender’, dimostrando a vari appassionati di metal estremo come anche un’uscita di questo tipo – se confezionata con criterio – possa rappresentare un ascolto avvincente alla pari di quello di un full-length o di un EP. Nel corso degli ultimi mesi, vi abbiamo già parlato dell’ottimo lavoro di squadra svolto da Ritual Necromancy e Fossilization, Bed Sore e Mortal Incarnation, Malthusian e Suffering Hour, e questa nuova alleanza patrocinata dall’attenta Lupus Lounge non fa eccezione: Tchornobog e Abyssal, due delle realtà più intraprendenti e al tempo stesso sfuggenti dell’odierno circuito black/death/doom, scelgono infatti di unire le forze in un (lungo) viaggio a base di coordinate insolite e soluzioni trasversali, destreggiandosi su entrambi i ‘lati’ dell’opera in un suono avantgarde che non sa mai di superfluo o di sovrabbondante.
A partire è il progetto ucraino-statunitense, con il cantante/polistrumentista Markov Sorova (qui spalleggiato da un batterista e da una coppia di bassisti) volto ad espandere l’orizzonte onirico del fortunato esordio omonimo – vecchio di cinque anni – in una suite tanto estenuante sulla carta quanto scorrevole e magnetica all’ascolto. Ventiquattro minuti di musica che partono nuovamente da un black/death ‘colto’ e sperimentale di ultima generazione (Sulphur Aeon, The Great Old Ones, gli stessi Abyssal, ecc.) e che da lì si tingono ulteriormente di psichedelia, rintocchi doom e stratificazioni di vario tipo, addensando una tavolozza di colori che a questo punto – proprio come lo sgargiante dipinto di Adam Burke in copertina – sa di vero tuffo nell’ignoto. A colpire, di “The Vomiting Choir”, è soprattutto la seconda parte, con le sue melodie e le sue ritmiche post-punk a squarciare il velo di un’atmosfera fino a quel momento ieratica e severa, e che scombinando ulteriormente le carte lasciano intravedere nuovi, avvincenti sviluppi espressivi per la creatura di Sorova, ormai sempre più padrona del proprio destino artistico.
Davvero un pezzo sontuoso, a cui G.D.C., factotum della band inglese, risponde con una composizione altrettanto imponente e tenebrosa. Ridotti sensibilmente i frastagli e le ostentazioni dissonanti dell’ultimo “A Beacon in the Husk”, “Antechamber of the Wakeless Mind” assembla un suono sì difficile e chiuso in se stesso (si sprecano i richiami a gruppi più o meno recenti come Ulcerate, Morbid Angel dell’era Tucker e Immolation), ma che – un po’ come accaduto ai tempi dello splendido “Antikatastaseis” – non ha paura di inglobare tensioni cinematografiche e melodie limpidissime per un risultato finale che a tratti mira dritto al cuore, in cui per la prima volta il Nostro ricorre a veri e propri cori puliti per accentuare la solennità del tutto.
A conti fatti, del contributo degli Abyssal non convince solo la resa sonora, un po’ troppo algida e di sicuro meno curata rispetto a quella dei Tchornobog (si sentano i suoni della batteria), ma nel complesso anche questo secondo tour de force (altri venticinque minuti!) convince e appassiona, facendo di questo split un passaggio obbligato per i fan e per i cosmonauti di un certo tipo di underground contemporaneo.