7.5
- Band: TCHORNOBOG
- Durata: 01:04:23
- Disponibile dal: 28/07/2017
- Etichetta:
- I Voidhanger Records
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Figlio ideale della moderna scena underground death metal e delle avanguardie, il polistrumentista di origine ucraina Markov Soroka rilascia in questi giorni il primo album del progetto Tchornobog, ennesimo tassello di un florido e persuasivo percorso creativo che sinora ha visto il giovane artista sfornare lavori anche a nome Aureole e Slow, fra gli altri. Il rischio che ‘avanguardia’ significhi kitsch, pretenzioso e vuoto è sempre dietro l’angolo quando di questi tempi si affrontano certe sonorità, ma questo primo omonimo lavoro scongiura il pericolo attingendo dal punto di vista estetico-musicale da alcune delle migliori fonti internazionali. Abyssal, The Great Old Ones, gli incubi percussivi degli Esoteric e persino un po’ delle allucinazioni siderali dei Blood Incantation sono elementi che hanno lasciato i loro echi in “Tchornobog”. Il disco si muove lungo i contorti meandri di una cupa visione: i quattro lunghi capitoli della tracklist provano concretamente a dar voce a molteplici stilemi che spaziano nell’avanguardia black-death contemporanea, nella tradizione funeral doom, in sentori esotici o psichedelici, minimalisti o corali. Ad eccezione di un paio di scossoni un po’ troppo bruschi, l’insieme risulta però notevolmente coeso. Funziona perfettamente il growling tormentato di Soroka, ricco di istinto e in grado di trasmettere varie sfumature emotive, così come ben impressiona la componente atmosferica in continua evoluzione che il Nostro riesce ad architettare. Una serie di schizzi tratteggiati con colori diluiti, una volubilità sinuosa che conduce a picchi di intensità e spessore puramente sensoriale. “Tchornobog” porta l’ascoltatore in un trip doloroso, tra violente staffilate e torbidi suoni che sembrano provenire dai bui meandri della terra. Giusto “III: Non-existence’s Warmth (Infinite Natality Psychosis)” riesce a mettere momentaneamente da parte le cadenze più implacabili a favore di un’aria evocativa e malinconica: per qualche minuto si tira fuori la testa dall’acqua e si fa un profondo respiro, incamerando quanta più (apparente) serenità possibile. Progetto complesso e che di conseguenza necessita di ascolti attenti, “Tchornobog” si dimostra un importante primo passo verso l’affermazione artistica di questa giovane musicista. Tecnicamente preparatissimo, Soroka rivela indiscusse abilità nel pescare tematiche dal tipico modus operandi progressive e nel rielaborare queste ultime avvalendosi di formule sospese tra vari tipi di extreme metal di nuova generazione. Risonanze che certamente ben si abbinano alle allucinanti immaginazioni del suo io.