7.5
- Band: TEITANBLOOD
- Durata: 01:08:33
- Disponibile dal: 13/03/2014
- Etichetta:
- Norma Evangelium Diaboli
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Gli inferi respirano, si agitano e scalpitano, ansiosi di squarciare la crosta terrestre, sciamare fuori dagli abissi della terra e invadere il mondo degli uomini e fare scempio totale di ogni carne, di ogni membra, lembo o frammento umano riescano a trovare. La musica dei Teitanblood ha questo suono. Ha caratteri demoniaci, un taglio infernale, soprannaturale persino, e completamente ultraterreno. Ma allo stesso tempo sembra anche l’espressione della totale regressione umana, di un ritorno allo stato animalesco, di una paurosa involuzione in cui si perde la parola, la capacità cognitiva, la postura eretta e si torna a strisciare come vermi. E’ una dualità paurosa e agghiacciante quella che domina l’insulsa proposta del misterioso duo di Madrid, potenza ultraterrena e divina assolutamente totali da un lato, e totale bestialità, sfracello e regressione di tutto il pensabile dall’altro. Il blackened death metal del deviatissimo duo spagnolo è lo stesso che anima l’estetica di band scarnificatrici di ogni decenza musicale come Portal, Ævangelist, Grave Upheaval, Impetuous Ritual, Antediluvian e Irkallian Oracle: una sete di sangue che non trova mai sazietà, strumentazione violentata e costretta a sanguinare suoni non di questo mondo, in una coercizione di violenza uditiva dai tratti veramente al limite della psicosi o della totale perdita di contatto con la realtà. Chitarre ribassate in in una fogna di totale putrescenza musicale. Voci incatenate alle fiamme dell’inferno che vorrebbero azzannare ogni giugulare a portata di mano. Una sezione ritmica che è la voce stessa dell’Apocalisse, di un’invasione di demoni che sancisce la fine dell’era degli uomini sotto una grandine incessante e assassina di lapilli infuocati e meteoriti. Già il primo “Seven Chalices” aveva accennato la follia visionaria dei Nostri spintasi a limiti di estremo impensabili, ma il carattere più doomy, marcio e decadente di quel lavoro ci aveva impedito di scorgere le reali intenzioni del duo, che con questo “Death” sbocciano finalmente in una natività di irreprensibile devastazione senza trovare un freno alcuno. Partendo sin dai primi Carcass e Napalm death, abbracciando il mondo del death metal newyorkese (Immolation, Incantation, Moritician) e finendo poi per assorbire la maligna carica di totale annichilimento black metal e avant death finlandese proposta da bestialità leggendarie come Beherit, Demilich e Depravity, i Teitanblood hanno poi concepito la conseguenza estrema di ogni sintesi e moltiplicazione possibile di tali entità, e ci hanno consegnato uno dei dischi death metal più estremi, imbestialiti e violenti (quasi in maniera sensazionalistica, viene da aggiungere!) di sempre. Siamo davvero ai confini ultimi dell’estremo e, come succede per il concetto di confine dell’universo che affligge gli scienziati sin dall’alba dei tempi, ci chiediamo anche noi in ambito heavy cosa mai ci possa essere oltre un disco del genere, senza riuscire però ad immaginare alcun “oltre” più estremo di questo. La durata di oltre un’ora infine chiude definitivamente il coperchio sul sarcofago dell’abbordabilità del disco, uccidendo ogni speranza residua di poter fruire il lavoro in maniera non disumana.