8.5
- Band: TEITANBLOOD
- Durata: 00:51:40
- Disponibile dal: 18/10/2019
- Etichetta:
- Norma Evangelium Diaboli
Spotify:
Apple Music:
Finita l’astinenza di quasi tre anni esatti, il mostro malefico torna alla luce in cerca di carne ed anime da torturare e divorare. “The Baneful Choir” infatti si nutre sicuramente delle peggiori suggestioni che il suo ascolto può causare ad un ascoltatore non preparato, non adeguatamente pronto all’inferno musicale che lo attenderà durante il doloroso percorso in undici atti di cui si compone questo nuovo, terrificante parto musicale dei Teitanblood. Stilisticamente, ci troviamo di fronte ad un nuovo ammasso amorfo dove black metal, death metal e dark ambient si fondono secondo una dimensione superiore, caotica, grandiosa e decadente, pronta a squarciare vorticosi portali verso dimensioni ancora sconosciute che non sembrano promettere assolutamente niente di buono. Come profeti della dannazione, i Teitanblood mostrano agli ignari avventori scenari di disperazione e furiosa distruzione, avvolti da una pesante coltre di pessimismo che rende la fosca narrazione musicale un tetro scenario di morte e desolazione. Sotto un manto di caos impenetrabile, si nasconde in realtà un fantasioso collage di umori e soluzioni, utilizzando una tavoletta cromatica certo scurissima, ma molto variegata. Il suono denso, sporco degli spagnoli infatti nasconde ad arte un lavoro agli strumenti semplicemente frenetico, complesso, capace di mutare velocità con prontezza repentina, indugiare su aberranti spaccati atmosferici dal sapore orripilante o insistere su di un riffing catatonico per interi minuti, lasciando spazio all’operato vocale di irretire e paralizzare grazie alle sue linee vocali abissali ed inumane. In questo senso, niente si sposa meglio con esse se non il martellante apporto di tremolo picking delle chitarre, i lamenti sonici sprigionati dai pazzeschi assoli di chitarra o la possessione infernale delle frequenze inferiori ad opera di un basso che scuote le viscere insieme al lavoro bestiale e nauseante della batteria, strumento cardine in questo caso nella totale privazione di punti di riferimento solidi a cui potersi attaccare durante la vorticosa discesa nel baratro narrata da “The Baneful Choir”. Canzoni infuriate e anche piuttosto dissimili tra di loro assumono uno spaventoso significato generale se considerate nel loro complesso, rendendo ogni episodio un vero e proprio marchio di fabbrica per il distintivo sound degli spagnoli, nonché elementi a loro modo essenziali per poter almeno intravedere la vastità sterminata del perverso pensiero mostrato nel disco. C’è un gusto sadico nel flagellare le orecchie e le anime degli ascoltatori, c’è una ricerca sofferente nell’offrire ai pochi cultori di queste sonorità una creatura sfuggente ma ammorbante, pronta ogni volta a mostrare nuovi caratteri sopiti ed ermetici significati ancora da decifrare, secondo uno stile criptico e violento come nessuno riesce a fare. I cantori dell’apocalisse sono tornati più forti che mai, dotati di una ispirazione assolutamente irripetibile e di un gusto per l’orrido e l’osceno mai così magnificente e grandioso, talmente violento da paralizzare e rendere impossibile la fuga dalla sua portata di dolore e devastazione.