7.5
- Band: TELEPATHY
- Durata: 00:58:32
- Disponibile dal: 28/03/2025
- Etichetta:
- Pelagic Records
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Cambio di etichetta per gli inglesi Telepathy, quartetto inglese che passa dalla Svart Records, che pubblicò il precedente “Burn Embrace”, alla Pelagic Records per il nuovo “Transmissions”: una scelta perfetta, visto il genere proposto.
La band descrive il proprio suono come ‘cinematic metal’, etichetta pressoché corretta per quello che è un mix strumentale di narrativa post-rock, tappeti elettronici figli di band come 65 Days Of Static, e pesantezze di scuola Pelican e Russian Circles, il tutto sapientemente arrangiato per creare un flusso che alterna atmosfere e mood diversi.
Tutte le caratteristiche positive del precedente lavoro ritornano in questa ora scarsa di musica, suddivisa in sette capitoli di durata variabile, come ad esempio i quasi dieci minuti di “Augury”, capaci di modulare le dinamiche e il concetto di variazione su di un singolo tema, codificati da colossi come i Godspeed You Black Emperor pur senza raggiungere mai gli stessi livelli di intensità, con la precisione strumentale dei Pelican.
Brani come la pesante e quadrata “Knife Edge Effect” o il post-rock drogato da continui layer di synth di “Home”, dal canto loro, suonano quasi come intermezzi, vista la durata che si assesta ‘solo’ sui cinque minuti, e fungono da raccordo per “Tears in the Fibre” e “End Transmission” vere e proprie suite da quindici minuti l’una che rappresentano di fatto il cuore di questo “Transmissions”.
La prima è un lungo saliscendi strutturato su momenti che interagiscono gli uni con gli altri, attraverso un lavoro di chitarra solista pressoché continuo, sorretto da tappeti di sintetizzatori dal sapore vintage e un mood generale che ricorda ancora una volta i mostri sacri canadesi di Efrim Menuck e Michael Moya.
La produzione stessa aiuta a districarsi tra i tornanti espressivi dei Telepathy, grazie ad una pulizia cristallina capace comunque di mantenere quel calore organico tramite l’utilizzo di tastiere dal gusto analogico.
“End Trasmissions” si presenta come il momento più classicamente post-metal, lambendo territori vicinissimi ai Pelican, fatti di pesanti strutture ritmiche prese in prestito da un certo sludge metal, che lasciano poi spazio in punti ben precisi ad aperture più eteree in cui l’elettronica torna prepotentemente creando, nella parte centrale, contrasti veramente affascinanti e dall’impatto estremamente narrativo.
Al netto di qualche passaggio un po’ scolastico e prevedibile e ad una una tendenza generale a non voler mai osare o andare oltre al terreno già tracciato dalle band storiche, rimanendo quindi per ora ancorati ad una propria zona di comfort, i Telepathy mantengono comunque il livello qualitativo di “Burn Embrace” anche con questo nuovo album e, cosa ancor più importante, sanno emozionare: una cosa diventata sempre più rara in un genere che fa sempre più fatica a trovare i fasti del periodo d’oro.
Aspettando il ritorno dei Pelican, godiamoci intanto questo “Transmission”.