7.0
- Band: TEMPERANCE
- Durata: 00:48:00
- Disponibile dal: 20/04/2018
- Etichetta:
- Scarlet Records
- Distributore: Audioglobe
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C’è stata aria di grandi cambiamenti nei Temperance, dato che hanno lasciato la band un anno fa Giulio Capone e lo scorso ottobre anche la cantante Chiara Tricarico. Il ruolo di batterista è stato affidato ad Alfonso Mocerino, mentre Marco Pastorino ha preferito concentrarsi principalmente sulle chitarre, reclutando dunque due nuovi cantanti, ovvero Michele Guaitoli (Overtures, Kaledon, Future Is Tomorrow) e Alessia Scolletti. Diciamo che, al di là di tutti questi cambiamenti, la band ha mantenuto un buon livello e in questo nuovo album, intitolato “Of Jupiter And Moons”, non mancano classe e belle canzoni. In modo particolare, ci sono piaciuti i brani di apertura, ovvero “The Last Hope In A World Of Hope”, “Broken Promises” e soprattutto la titletrack, davvero il miglior biglietto da visita per la band e per la quale, non a caso, è stato anche realizzato un video (girato principalmente tra Catania e l’Etna), che ha anticipato l’uscita dell’album. Diciamo pure però, che non tutta la tracklist mantiene lo stesso smalto e la stessa brillantezza di questi brani iniziali. Si riscontra il tentativo di inserire diversi elementi distintivi nelle varie canzoni e di far emergere le varie influenze stilistiche della band: il midtempo di “Everything That I Am”, dove si può apprezzare uno dei più bei duetti tra Michele e Alessia, suona un po’ alla maniera di certo pop-rock anni ’90 (anzi, a dirla tutta, in certi passaggi Alessia ci ha fatto pensare a Dolores O’ Riordan), mentre si va più a ritroso con le tastiere dell’elegante “Alive Again”, che ricordano un po’ atmosfere new romantic anni ’80 e con “The Art Of Believing”, dove invece sono stati inseriti un riff ed un hammond dal sapore decisamente purpleiano. Pur senza esagerare, “Way Back Home” accoglie elementi elettronici e sonorità modern, mentre più tendente al prog appare “Daruma’s Eyes (Part I)” (della quale ignoriamo in verità se sia già stata composta una parte seconda). “Empires And Men” parte con delle tastiere atmosferiche e poi rimane molto incentrata sulle voci dei cantanti, mentre “We Are Free” ha un ritornello che ci ha fatto pensare decisamente ad “I’m Alive” degli Helloween. Ma al di là di questi tentativi, “Of Jupiter And Moons” è un album dove si possono ascoltare tante buone cose, accanto ad altre in effetti più scontate o che danno la tipica sensazione del ‘già sentito’ (anche oltre i casi che abbiamo espressamente citato). Riteniamo sia stata una buona idea quella di inserire due cantanti (che poi in effetti sono tre, se si considera pure Marco), però neppure siamo rimasti sempre pienamente convinti dei risultati, perchè sono state scelte due voci molto pulite e alte che, per quanto ineccepibili a livello interpretativo, non sembrano consentire grandi possibilità di esplorare soluzioni espressive differenti o più particolari. Se ci fermiamo dunque ad un’analisi delle singole tracce, ci sono, sicuramente, come evidenziato, diverse belle canzoni; per contro, se guardiamo l’album nel suo insieme, non siamo sinceramente convinti che, almeno per il momento, anche forse a seguito di tutti questi cambiamenti in line-up, la band abbia compiuto significativi passi in avanti nel proprio percorso artistico.