7.0
- Band: TEMPLE OF DREAD
- Durata: 00:39:12
- Disponibile dal: 24/07/2020
- Etichetta:
- Testimony Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
A meno di un anno dal debutto “Blood Craving Mantras”, i Temple of Dread ritornano con un secondo full-length che amplia il discorso avviato undici mesi fa, proponendo un affilato death-thrash che parte da forti richiami alla tradizione e dal culto degli anni Ottanta e dei primi Novanta. Ne sentivamo veramente il bisogno? Probabilmente no, ma, se si considerano la fiacchezza o certi sgraditi esperimenti di alcuni veterani, un album di genere ben confezionato come questo “World Sacrifice” proprio male non fa. Il disco tenta inoltre di dare alla vena old school del gruppo tedesco un taglio leggermente più elaborato, con una strumentazione ricca e toni piuttosto riflessivi, senza però rinunciare alla classica spinta di derivazione thrash. In effetti, davanti al mood criptico di pezzi come “Commands from a Black Soul” o “Blood Craving Mantra”, vengono alla mente realtà olandesi come Thanatos, God Dethroned o Antropomorphia, piuttosto che i soliti ibridi death/thrash più gettonati. Una melodia luciferina la fa da padrone in alcuni episodi, tuttavia la band è abile nel trovare una linea congrua e nel non snaturarsi troppo, evitando soluzioni eccessivamente ampollose. In questo senso, proprio i succitati God Dethroned negli ultimi tempi si sono resi protagonisti di sperimentazioni di dubbio gusto, ma i Temple of Dread per fortuna denotano maggiore senso pratico, optando per un suono sferzante, che sa dilatarsi e sfumare in cadenze più esotiche, ma senza mai perdere di vista impatto e sobrietà.
Markus Bünnemeyer e compagni sembrano essere fra i rappresentanti di una generazione di ‘giovani vecchi’, coi piedi ben piantati per terra, la testa persa in qualche sogno revivalista, ma con brio a sufficienza per mettere insieme canzoni concrete e gradevoli. Dietro questo sapore regressista, i Temple of Dread danno anima e sangue e in questa sede apprezziamo anche la loro scelta di coverizzare un brano non troppo abusato come “Sold Baptism”, vecchia hit dei padri del death metal teutonico Morgoth.