7.0
- Band: KRUELTY, TERMINAL NATION
- Durata: 00:25:14
- Disponibile dal: 03/06/2022
- Etichetta:
- 20 Buck Spin
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Il 2022 verrà ricordato (anche) come l’anno dei grandi split. Dopo Ritual Necromancy/Fossilization e Bedsore/Mortal Incarnation, infatti, la 20 Buck Spin (già promotrice di quest’ultima alleanza) rincara la dose chiamando sul ring due degli esponenti più temibili e chiacchierati dell’attuale circuito death metal/hardcore, in uno scontro degno di “Mortal Kombat” che fin dal titolo sembra volersi fare portavoce delle peggiori insurrezioni e catastrofi. Avevamo avuto modo di conoscere Terminal Nation e Kruelty un paio di anni fa grazie agli esordi “Holocene Extinction” e “A Dying Truth”, entrambi fautori di un’aggressione scandita da colpi di clava e suole di anfibi premute contro il cranio, e possiamo dire che questo “The Ruination of Imperialism” ce ne riproponga le visioni apocalittiche nel segno di un’accentuata pesantezza (nel caso della band americana) e di uno stile sempre più fluido e agguerrito (nel caso di quella giapponese).
A partire sono i ragazzi di Pittsburgh con un trittico di brani in bilico fra un background hardcore/grind che non intende mollare la presa sul presente (dagli All Out War ai Nails) e una controparte death metal oggi più che mai massiccia e cadenzata, la quale rallenta, esaspera e abbruttisce la lezione di vari capisaldi degli anni Novanta come Bolt Thrower e Obituary. Il risultato complessivo, ancora una volta, lascia intravedere una scrittura un po’ disordinata, ma se è vero che lucidità e messa a fuoco continuano a non rientrare fra le skill principali del gruppo, la potenza del riffing sprigionata da episodi caterpillar come “Curators of Brutality” e “Embalmed Crucifix” non lascia spazio a dubbi sulla verve del progetto, il quale ribadisce di essere una delle realtà più crude e negative del Nuovo Continente.
A questo punto è la volta dei terroristi del Sol Levante, freschi reduci da un tour nel Regno Unito e in alcuni Paesi dell’Europa continentale, alle prese con due cavalcate che non possono fare a meno di rimarcarne l’esperienza accumulata nell’ultimo periodo e la crescita tecnico-compositiva rispetto agli esordi. Intendiamoci, i Nostri non hanno smesso di fare dell’ignoranza irrefrenabile il loro cavallo di battaglia, innestando su una base death/doom vecchio stampo delle appendici beatdown hardcore a dir poco stradaiole e distruttive, ma soprattutto i sei minuti di “Under Your Pressure” parlano chiaro: questi giapponesi non erano mai stati tanto feroci e propensi ad accelerare i ritmi della loro musica, lanciandosi in una serie di scariche di riff e ritmiche che finiscono per dare ancora più risonanza ai puntuali rallentamenti e breakdown. Volendo fare un paragone, è come se Tatami e compagni si fossero sentiti abbastanza confidenti e sicuri da strizzare anche l’occhio ad una “Vermin”, oltre ai classici doomeggianti del repertorio degli Asphyx, per un ampliamento del loro raggio d’azione assai gradito e funzionale.
L’ascolto dello split, a conti fatti, sarebbe dovuto già solo per la prova del gruppo di Tokyo, qui all’apice dell’ispirazione e dello strapotere fisico, ma come detto è l’intera operazione a convincere grazie alla sua compattezza e alla comunione d’intenti tra le forze scese in campo. Pigiate il tasto ‘play’ e preparatevi ad essere schiacciati.