7.5
- Band: TERRESTRIAL HOSPICE
- Durata: 00:45:32
- Disponibile dal: 10/02/2023
- Etichetta:
- Ancient Dead Productions
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Terrestrial Hospice è un progetto giovane e con tante cose da dimostrare solo sulla carta. D’altronde, se la presenza di un veterano della scena black metal come Skyggen (già visto all’opera in realtà come Tortorum e Thunderbolt) non bastasse a nobilitare l’operato della band, ci pensa quella di Inferno – direttamente dalle fila dei colossi Behemoth e dei ferocissimi Azarath – a mettere le cose nella giusta prospettiva, riservando a questo secondo full-length un’attenzione diversa da quella riposta in altri prodotti underground. Licenziato dalla piccola Ancient Dead Productions, a riprova dell’intenzione del duo di farsi largo esclusivamente con le proprie forze e di non godere di chissà quale battage pubblicitario, “Caviary to the General” esprime fin dal titolo carattere e severità; un manifesto elitario che affonda le radici nella più scabra Norvegia di metà anni Novanta, il cui messaggio ci arriva però filtrato da una scrittura a cui non interessa ripercorrere pedissequamente le gesta di Darkthrone e Gorgoroth, e che nel suo oscillare tra vecchio e nuovo finisce per collocarsi in una dimensione atemporale, distante, ovattata.
Se è vero infatti che parte dell’involucro e del contenuto rispecchiano quelle che sono le derive raw del genere, fatte di abrasioni ripetitive e di immagini che sembrano putrefarsi sotto gli occhi dell’ascoltatore, è indubbio come alla base della tracklist vi sia un’aspirazione più alta e subdola, una ricerca sonora che porta spesso i brani a seguire traiettorie non prevedibili, in base all’impulso di trasformare l’aggressione frontale in gorgo ipnotico. Un equilibrio di certo non improvvisato o frutto di un fervore estemporaneo, che parte da un lavoro di chitarra in bilico tra classiche rasoiate black/thrash, riff atonali e sottili dissonanze, e che le impalcature ritmiche di Inferno – come sempre inconfondibile e penetrante dietro i tamburi – amalgamano in un flusso ora brutale, ora ieratico, ora quasi fantasmagorico, in cui anche l’utilizzo di synth effimeri gioca a favore dell’esperienza complessiva. Un suono viscoso, racchiuso dalla produzione organica e personale di Haldor Grunberg (Azarath, Behemoth, Blaze of Perdition), da cui si irradiano visioni decadenti su tonalità di grigio soffocanti, il cui primo pregio è quello di offrire uno spaccato peculiare sulla materia black metal più pura e nichilista, avvicinandosi concettualmente alle ultime prove di Kriegsmaschine, Infernal War e Darkened Nocturn Slaughtercult.
In virtù di questo, e soprattutto di episodi del calibro di “Extinction Delight” e “Path to Mahasamadhi”, “Caviary…” si configura come una gran bella sorpresa; un lavoro da scoprire e assaporare con calma, quasi fosse un elisir venefico, il cui sviluppo sfuggente non lascia mai freddi o impassibili.