7.5
- Band: TERROR
- Durata: 00:18:16
- Disponibile dal: 06/05/2022
- Etichetta:
- End Hits Records
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Sono trascorsi vent’anni dall’uscita del primo demo dei Terror, da quell’intreccio di verve e valori hardcore vecchia scuola e patina metallizzata che apriva la strada a una delle carriere più importanti nel mondo hardcore degli ultimi decenni. Pur guadagnando o abbandonando alcune sfumature nel corso degli anni, la musica del gruppo americano non si è mai allontanata davvero dalle coordinate iniziali, restando irremovibile a livello di piglio e attitudine. Gli ascoltatori più fedeli e attenti ricorderanno tuttavia l’impatto grezzo di lavori come il debut “Lowest of the Low” e il successivo “One with the Underdogs”, quando i Terror non potevano ancora contare su chissà quali budget per registrare ed erano guidati dal chitarrista Todd Jones, personaggio oltranzista ascrivibile a quella schiera di uomini che, volendo citare Alfred Pennyworth, il maggiordomo di Batman, “non cercano qualcosa di logico come i soldi, non si possono comprare né dominare, non ci si ragiona né ci si tratta. Certi uomini vogliono solo veder bruciare il mondo”. Lasciata la band dopo quelle prime esperienze, il chitarrista ha poi fatto fortuna con i Nails, creatura in cui ha dato vita a un suo personale mix di hardcore e death-grind, rilasciando tre album sempre più acclamati, per poi prendersi un’altra pausa dalle scene. Durante i lockdown degli ultimi anni, Jones ha quindi avuto modo di risentire e riavvicinarsi ai suoi vecchi compagni Scott Vogel e Nick Jett, e questa reunion è poi sfociata nella proposta di aiutarli nel comporre e produrre il nuovo “Pain Into Power”.
Fast forward alla primavera del 2022 ed ecco nelle nostre mani il disco, anticipato da una manciata di singoli tra i quali ha inizialmente spiccato “Can’t Help but Hate”, brano che vede la fugace partecipazione di George “Corpsegrinder” Fischer dei Cannibal Corpse nel ritornello. Una scelta precisa per sottolineare subito l’orientamento di questa nuova prova in studio, che vive più che mai di episodi essenziali e brucianti. Come previsto, con Jones in cabina di regia, la musica della band si è infatti irrobustita, spostando il baricentro verso un hardcore-metal rapido e risoluto che per suoni e impetuosità ricordo a tratti gli stessi Nails. L’album, assai breve nella durata, può considerarsi come la naturale prosecuzione di “One with the Underdogs”, munita di elementi metal più pronunciati e del bagaglio di esperienze in campo estremo maturato dal produttore nell’ultimo decennio. Certi riff appaiono difatti inequivocabilmente “Jones”, mostrando ancora quell’inesauribile ispirazione che ha consentito al musicista californiano di realizzare un numero incredibilmente alto di piccole hit. Anche lo storico frontman Scott Vogel si adegua infine al rinnovato registro, sfoderando una prestazione estremamente feroce e in linea con il comparto ritmico, evitando così che il disco suoni poco unitario.
Dieci i pezzi inseriti nella tracklist, tutti a loro modo divertenti e capaci di penetrare nei nostri terminali nervosi. Si sente il ‘mestiere’ della formazione, ma anche un entusiasmo rinnovato, una spinta in più che non sempre avevamo ravvisato nelle ultime opere degli statunitensi. Insomma, bisogna dire che i Terror non dovevano riscattarsi da alcun vero passo falso, ma di certo con questa presa di posizione chiamata “Pain Into Power” Vogel e soci saranno capaci di destare qualche interesse in più del solito questa volta.