7.0
- Band: TERROR
- Durata: 00:28:30
- Disponibile dal: 28/09/2018
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
Spotify:
Apple Music:
Il ritorno dei Terror è un album particolarmente agognato dai fan, impazienti di vedere come Scott Vogel e compagni siano usciti da un triennio – quello successivo al non fortunatissimo “The 25th Hour” – piuttosto complicato, caratterizzato da cambi di etichetta e da qualche problema di salute del frontman. Al’’ascolto, il disco appare perfettamente coerente con il titolo: l’annunciata rappresaglia non è solo su carta, perché nei suoni e nei temi “Total Retaliation” rappresenta un comodo ritorno al primo decennio 2000, quello della nuova esplosione del suono hardcore su scala mondiale. Un album che, proprio come il breve EP “The Walls Will Fall” uscito lo scorso anno, richiama lo slancio arrembante dei primi capitoli della discografia, anche se qua e là pare un po’ mancare quella carica monumentale che rese opere come “One With The Underdogs” e “Keepers Of The Faith” dei veri punti di riferimento. Il tentativo, comunque, è gradevole: i Terror sono formati da compositori esperti che mangiano e respirano hardcore (adeguatamente metallizzato) da sempre; il risultato è una tracklist stra-colma dei marchi di fabbrica della band, con brani puntualmente in grado di offrire un sound frenetico ma al contempo groovy e avvolgente. Ad eccezione della pillola hip hop “Post Armageddon Interlude”, che ci pare francamente non indimenticabile, lo sviluppo è quello di sempre, con tirati attacchi hardcore pronti ad arrestarsi nel finale per lasciare spazio al consueto riffone su cadenze mosh. Si segue con attenzione il manuale, anche a livello lirico, con gli immancabili inni sulla fratellanza nella scena e le altrettanto inevitabili invettive contro chi parla alle spalle, manca di rispetto e contro coloro che hanno rinnegato la fede. Nel complesso, ci si trova dunque davanti ad un buon album, anche se, ovviamente, il contenuto non dice né più né meno di quanto avevamo già sentito negli anni. Dopo l’urgenza ad ogni costo di “The 25th Hour” – non sempre ispirata ed efficace – la formazione statunitense ha preferito tornare sul sicuro, puntando su suoni consolidati che i fan della prima e della seconda ora non possono non amare: chiari i rimandi agli highlight del repertorio in pezzi come “Mental Demolition” o “One More Enemy”, probabilmente destinati a trovare il loro posto nelle scalette dei prossimi tour.
Anche in questa circostanza, i Terror si dimostrano insomma una band molto concreta, capace di mantenere un certo gusto anche nella fiera del clichè e della ripetizione. Chi li ama continuerà ad amarli, chi li snobba continuerà a considerarli dei ragazzoni incapaci di crescere. In fondo, spaccare l’opinione pubblica a metà è prerogativa solo dei gruppi davvero affermati.