7.5
- Band: TESSERACT
- Durata: 01: 50:20
- Disponibile dal: 27/08/2021
- Etichetta:
- Kscope Music
- Distributore: Audioglobe
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Interessante esperienza quella di “Portals”, sottolineata come ‘esperienza live cinematografica’, seppur inquadrandosi fondamentalmente come un live in studio, senza particolari narrazioni da film e quindi perfettamente in grado di assumere senso anche nel semplice formato audio. In tempi di lockdown (inizialmente è uscita il 12 Dicembre del 2020) vedersi la propria band mega-tecnica preferita, però, sicuramente è stato più che appagante. Se si conta poi una tracklist succulenta e una produzione di livello impeccabile, beh, allora tutto assume le coordinate di qualcosa di davvero imperdibile.
La tracklist di questa sorta di ‘live’ è piuttosto scontata, ma al tempo stesso pesca quello che deve, fin dal primo EP del 2010. Sentire Tompkins che rivanga i bei pezzi del periodo O’Hara, d’altronde, è comunque un contenuto interessante di per sé e riporta forse tutto a casa, come la formazione dei Tesseract sembra che debba essere. Sicuramente trovandosi più a suo agio con i pezzi di “Polaris” (l’ottima “Tourniquet”, soprattutto) e “Sonder”, è comunque interessante sottolineare la performance di “Of Matter” e soprattutto di “Of Energy”, brani che avevano reso “Altered State” un disco quasi essenziale per il nuovo corso del prog metal. In “King”, però, si riesce ancora a sentire quel Tompkins che ci piaceva un po’ di più, ancora aggressivo, nonostante le sue scarpine da tennis bianche che rovinano un po’ la magia del contesto. Ancora meglio, infatti, quando la band intera si scalda con la suite dei “Concealing Fate”, probabilmente il momento migliore del lotto: ritmi sghembi, aperture nei chorus, melodie piacione inserite in alternanza a parti più ruvide e break facilmente inseribili in quell’ex contesto djent dal quale si era partiti, insieme un po’ a tutto quel prog metal che ci si aspettava provenire post-Pain Of Salvation. Era ancora il primo album, ma era altrettanto probabilmente uno dei momenti migliori della discografia degli inglesi e queste tre sezioni ne sono la prova. Peccato che non siano state eseguite anche le successive tre parti, ma – anche qui – ci si è accontentati di riprendere anche “Eden”, una delle canzoni conclusive di quel disco: più breve, forse meno intensa, ma tecnicamente eseguita alla perfezione. E questo si può dire di tutti i brani presenti.
Onore a Mike Maylan dei Monuments, qui sostituto di Jay Postones (che ha scelto di rimanere in Texas per evitare i rischi di trasmissione legati alla pandemia del virus): Maylan è il manifesto della precisione e probabilmente non ci si poteva aspettare di meglio da nessuno, almeno in termini di ri-proposizione del materiale originale. Alec Kahney e James Monteith restano impeccabili e faranno la gioia dei chitarristi clinic-addicted. Ottimo anche il (consueto) lavoro di Amos Williams al basso, il quale riflette sullo show: “È solo con il senno di poi e un po’ di tempo per apprezzarlo che ci rendiamo conto di ciò che questo concerto ha significato per noi. ‘Portals’ come spettacolo è stato un esperimento che ci è stato offerto in un’epoca in cui tutto era possibile perché niente della nostra vita precedente lo era più. La schiacciante accettazione di un tale approccio alla nostra musica e alle storie in essa contenute ci ha mostrato un potenziale percorso in avanti.”
La produzione è ovviamente di livello eccelso per il genere: pulita come più non si può, senza il briciolo di una sporcatura e sposata alla perfezione con un impianto luci e una resa in 4K di sicuro impatto. Sulla vera e propria ‘esperienza cinematografica’ non è ben chiaro cosa si intendesse veramente: “Portals” è un concerto vero e proprio, inserito in un contesto, più che in una narrazione, dove le geometrie e il design delle luci dipinge un quadro interessante ma che non si sposta – come proposta – da quanto visto in molte altre produzioni di questi tempi (vedi A Perfect Circle, ad esempio). Due ore di musica e quattordici brani eseguiti alla perfezione e illuminati in maniera altrettanto pulita sembrano esattamente quello che si poteva aspettare dal quartetto inglese. Ottimo per conoscerli. Abbastanza per promuoverli ancora.