9.5
- Band: TESTAMENT
- Durata: 00:38:53
- Disponibile dal: 21/04/1987
- Etichetta:
- Atlantic Records
- Distributore: Warner Bros
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I cosidetti Big Four del thrash li conosciamo tutti: Metallica, Anthrax, Megadeth e Slayer. Ognuna di queste band ha avuto i propri natali nella prima metà degli anni ’80 negli States, e tre di esse specificatamente nella zona suburbana di San Francisco e dintorni. Ognuna ha contribuito a modo suo a forgiare i canoni del genere e ognuna è andata avanti per la sua strada tra tentazioni mainstream (Metallica), contaminazioni rap & core (Anthrax), tecnica e precisione (Megadeth) o solamente continuando ad estremizzare il proprio già violento suono, come gli Slayer. Ma dalle illustri origini di queste quattro band basta andare avanti di pochi anni per raggiungere il biennio 1986-1987 – biennio d’oro per il thrash, in cui le ‘prime leve’ se ne uscirono con i loro album migliori (“Master Of Puppets”, “Among The Living”, “Peace Sells…” e “Reign In Blood”, rispettivamente). In questo stesso periodo, nella medesima area, si stava formando l’armata Testament, nuova formazione tipicamente thrash già nota come Legacy, che di lì a poco sarebbe stata pronta a sferrare il primo (mortale) colpo ai fan dei Big Four. Il colpo è rappresentato proprio dal debutto “The Legacy”, che colpisce come un cazzotto in volto le facce attonite di tutti i fan della scena thrash, spazzando via ogni possibilità di detrazione e critica con l’inarrestabilità di un carro blindato, rivelandosi quello che probabilmente resterà il loro miglior album in carriera. Del resto ci vuole parecchia bravura, grinta, determinazione e fiducia in se stessi per imporsi in questa maniera con un debutto, proprio negli anni in cui i capostipiti del genere incidevano i loro capolavori! E il tempo, trascorrendo con la sua indolente indifferenza alle vicende mortali, ha finito per dare ragione a questa giovane band, ai tempi guidata dalla mente di Eric Peterson: anche oggi, a più di vent’anni di distanza, sono in tanti i fan che associano quel periodo all’uscita di “The Legacy”, prima che a quella di un “Master Of Puppets” o di un “Reign In Blood”. Ma, in effetti, le avvisaglie di un successo prima di tutto artistico e solo dopo commerciale c’erano tutte: l’integrazione appena avvenuta del gigante nativo americano Chuck Billy garantiva in sede di linee vocali una cattiveria e un eclettismo altissimi, permettendo all’album di non annoiare; la sezione ritmica, formata della premiata coppia Clemente/Christian, forniva un tappeto ritmico distruttivo quanto una carica di tritolo e, infine, l’inserimento del chitarrista solista Alex Skolnick (proveniente dalla scuola Satriani) donava quella letalità assassina agli assoli che poi ha permesso a song come l’opener “Over The Wall”, oppure ad “Apocalyptic City”, di passare alla storia. E non solo queste due canzoni sono diventate classici della band: che dire dell’assalto frontale di “C.O.T.L.O.D.”? Tre minuti scarsi di pura violenza senza freni, da fare invidia ai pezzi migliori degli Slayer di quel periodo. E dei ritmi ancora più veloci di “Raging Waters”, allora? E, come se non bastasse, accanto a queste dirette aggressioni frontali, i Nostri hanno affiancato pezzi con soluzioni anche più melodiche, come la oscura “Alone In The Dark”. Insomma, “The Legacy” è un album che non conosce cadute di tono, incertezze o momenti anonimi. Ogni membro degli allora neoformati Testament conosceva a menadito il proprio ruolo e qui dentro tutto funziona con la precisione e la scioltezza di una band che mai si direbbe essere invece al debutto. Un disco imperdibile, che la Storia ha consegnato alle discografie di ogni metallaro che si rispetti e che si pone come una delle poche uscite in grado di mettere sempre d’accordo tutti i fan. In poche parole riduciamo tutto ad un unico concetto: “The Legacy” è un capolavoro. Più semplice di così…