7.5
- Band: TETHRA
- Durata: 00:48:54
- Disponibile dal: 06/12/2024
- Etichetta:
- Meuse Music Records
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Ragionando sui Tethra, la prima cosa che viene in mente è che si tratta di una band di cui si parla sempre troppo poco: i novaresi, infatti, sono in giro da quindici anni, hanno pubblicato album di pregevole fattura e condiviso il palco con gente come Sepultura, Saturnus, Negura Bunget ed Antimatter, solo per citarne alcuni, eppure l’impressione è che non abbiano avuto l’esposizione di altre band con un curriculum simile.
Del nucleo originale è ormai rimasto solo il cantante Clode, ma il processo di crescita è rimasto costante nel tempo, culminando nell’ottimo “Empire Of The Void”, pubblicato nel 2020 e fino ad ora ultimo atto della loro discografia e, rispettando una cadenza più o meno quadriennale (e dopo un cambio di etichetta che li vede approdare alla Meuse Music Records), i piemontesi tornano in questi giorni con il quarto album e qualche novità nella formazione: in realtà dobbiamo parlare di reintegri, in quanto il batterista Lorenzo Giudici ed il chitarrista Gabriele Monti facevano già parte del gruppo in passato, e vanno a completare la line-up con la conferma dell’altro chitarrista Federico Monti e del bassista Salvatore Duca.
Con il nuovo album, “Withered Heart Standing”, la vena creativa rimane intatta, ma non viene ripetuto in maniera pedissequa quanto fatto in passato: la formula portata avanti fino ad ora con successo, costituita da una nervatura death/doom metal con una chiara anima gotica, non viene stravolta, eppure questi brani suonano differenti per un carattere introspettivo ancora più marcato. Come è naturale che sia per questo genere, il cuore pulsante sono sempre le sei corde, ed in questi brani i riff non mancano ma, fin dal delicato arpeggio che introduce “Liminal”, si intuisce come questa volta i Tethra abbiano voluto scavare in profondità, andando a scandagliare le inquietudini che ci tormentano, come la solitudine, la nostalgia ed il rifiuto, ricavandone un suono adatto.
Non si tratta di musica facile o immediata ma che, anche se a prevalere è l’anima più intimista, va approcciata con una certa capacità di ascolto, per lasciarsi avvolgere da sonorità fragili ed allo stesso tempo fosche.
Un paragone che si potrebbe fare è quello con gli ultimi Swallow The Sun, per la comune tendenza ad ammorbidire una materia in origine spessa ed oscura, ma la strada intrapresa dai Tethra è personale, come in “Like Water”, un pezzo notturno in cui convivono delicati arpeggi, sfuriate doom, un sassofono e una melodia sommessa che ricorda gli Opeth di “Damnation”, o la toccante “Commiato”, con tanto di pianoforte e qualche breve verso in italiano. Altro momento di forte impatto è sicuramente “Days Of Cold Sleep”, con il contributo di Elisabetta Marchetti (Beth and The Hangman, ex Inno) ed un violoncello ad addolcire le trame. Il lato emotivo è il filo conduttore, e in questo senso si deve sottolineare la più che convincente prova dello stesso Clode, che guida i pezzi con la sua voce, passando da pulito a growl con buona duttilità.
Un disco da affrontare con la dovuta dedizione, per poterne comprendere i dettagli e gli sbalzi d’umore, e che va a completare un ideale trittico di uscite nostrane con i recenti Invernoir e The Foreshadowing, per la felicità di chi è alla ricerca delle atmosfere più cupe e malinconiche.