8.0
- Band: TETRARCH
- Durata: 00:36:20
- Disponibile dal: 30/04/2021
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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Tutto ciò che ha un inizio ha una fine, e un nuovo inizio. Mescolando Matrix e leggi della fisica con il patrocino della Corepla, vorremmo così lanciare la vita post-riciclo dell’amato/odiato nu-metal, ormai tornato a tutti gli effetti in voga. Dopo il processo di beatificazione dei venerati maestri – basti guardare le reunion di System Of A Down e Mudvayne, per tacere dello stato di santità assunto da Korn e Deftones – e la riscoperta dei carneadi dell’Ozzfest, ormai prossimi allo stato di cult come certi residuati bellici della NWOBHM, per fortuna qualcosa si muove anche sul fronte delle nuove leve. Se la contaminazione con altri generi, dalla trap al core, non fa ormai più notizia, ancora più goduriosa per i nu-stalgici è la pletora di nuove band formatasi sui ‘calchi’ dei classici: From Ashes To New, Tallah, Red Methods, Starve, Discrepancies sono solo alcuni degli act che ci vengono in mente per fare da sparring partner ai qui presenti Tetrarch, tra i nomi più in vista dopo una lunga gavetta culminata con l’esordio indipendente (“Freak”) nel 2017. Ad aggiudicarsi i loro servigi è la sempre più attiva Napalm Records, passata dalle vecchie glorie alle giovani promesse, e possiamo dire che è stato un investimento lungimirante: con tutti i distinguo del caso, riteniamo che “Unstable” sia il candidato perfetto per raccogliere il testimone di un certo “Hybrid Theory”. La somiglianza evidentemente non si misura sulle copie vendute, considerato come nell’ultimo ventennio è cambiato il modo di fruire la musica, né meramente dal punto di vista stilistico, dato che sotto questo aspetto ci sono già i From Ashes To New a svolgere il ruolo di band clone. Il paragone nasce più per il ruolo che la musica dei Tetrarch può avere sulle nuove leve, avvicinandole a sonorità ‘pesanti ma non troppo’ come fatto dai loro predecessori a fine anni ’90; il tutto senza dimenticare il role model offerto dalla chitarrista Diamond Rowe, quanto di più lontana dallo stereotipo delle gattine d’inizio millennio ma proprio per questo, soprattutto negli USA, ancora più efficace. La potenza ritmica di Slipknot e Fear Factory (“Negative Noise”), il disagio schizzato dei Korn (“I’m Not Right”, la titletrack) e l’assalto melodico dei già citati Linkin Park (“You Never Listen”) sono evidentemente le stelle polari che guidano il sound del quartetto originario di Atlanta (ora trasferitosi a Los Angeles), ma più che una semplice riproposizione la loro è un’autentica riscoperta, attualizzata ai tempi moderni (“Pushed Down” sembra una figlia ribelle dei Disturbed) e arricchita di elementi inediti, quali appunto i lead della già citata Diamond. I fan più vintage potranno divertirsi a ricercare le assonanze semantiche nei nomi dei pezzi (a partire dal titolo dell’album, identico al trascurato comeback degli Adema), ma ciò non toglie un’oncia alla freschezza dei Tetrarch, perfetto collante tra millenial e generazione Z sotto il segno del redivivo nu-metal.